«N-no, non è possibile!».
S’era chinata pochi secondi prima per accarezzare quella minuscola palla di pelo. Dafne l’aveva vista così, piccola, immobile, graziosa, un cucciolo di Bolognese dal candido manto. Al primo tenero contatto la bestiolina scattò in piedi. Fu allora che notò l’orbita oculare destra vuota, il labbro inferiore pendente e putrefatto, quelle tre costole che normalmente dovrebbero essere nascoste, il moncone della zampa posteriore destra che lasciava fuoriuscire parte del femore scheggiato e quelle chiazze vermiglie incrostate che invadevano parte del corpo non visibile in precedenza.
Il cane ringhiò, Dafne balzò all’indietro cercando di non cadere. Vi riuscì e in un lampo le sue gambe si misero in moto. Corse via poggiando i piedi sull’asfalto il minimo indispensabile. L’animale, impossibilitato ad una degna rincorsa, emise un lamento incompatibile con la sua minuta taglia che pietrificò per qualche istante anche la fuggitiva.
D’un tratto, l’atmosfera stranamente silenziosa che aveva avvolto Dafne poco prima dell’incontro fu inondata da una pioggia di latrati che misero a serio rischio i timpani della ragazza. Al temporale sonoro seguirono nuove vibrazioni.
«Che diavolo è?!», pensò ad alta voce Dafne.
La risposta giunse molto presto. Dietro di lei un’orda multiforme di cani rabbiosi comparve all’improvviso. Dal Border Collie privo di mandibola al Cesky Terrier carente di orecchie e parte del torace, dal Rottweiler agile pur sprovvisto di una zampa anteriore al Tornjak dal cranio in bella mostra, tutti avevano un obiettivo: la ragazza.
«Non sarò mai il vostro pasto!», urlò senza convinzione ma solo per darsi una speranza.
La sua corsa a perdifiato s’interruppe pochi minuti dopo impattando contro l’imponente mole di un Leonberger. Un minuscolo Chin le fu subito sulla caviglia mentre le altre bestie caratterizzate da una vita “altra” diedero il via al lauto banchetto. Le urla strazianti furono interrotte ben presto da un putrescente Cimarrón uruguayo che affondò le sue zanne nel collo di Dafne.
Brevi momenti caotici e poi gli animali, appagati, lasciarono in terra il corpo straziato della ragazza riprendendo un cammino lento e senza meta.
Con un po’ di ritardo giunse sul posto anche il cucciolo di Bolognese. Si avvicinò adagio al corpo senza vita della ragazza e, quasi con tenerezza, le leccò via il sangue ancora fresco dal viso. Fu allora che l’occhio sinistro di Dafne, incredibilmente intatto, s’aprì di scatto. A fatica, con il sangue che a tratti sgorgava ancora dalle varie aperture praticate sul suo corpo dagli animali, riuscì a rimettersi in piedi non notando le viscere che pendevano dal suo ventre. Osservò lentamente intorno a sé parte del branco che ancora gironzolava nei paraggi e impulsivamente emise un sonoro fischio.
«Su belli, andiamo».
(pubblicato nell’antologia “Z di Zombie 2017” – Letteratura Horror, 2017)
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