Babau e i maledetti cretini, Il – La maschera della Morte Rossa

IL BABAU E I MALEDETTI CRETINI

La maschera della Morte Rossa (2013)

AMS / Vololibero

 

…e poi arrivò il fonodramma. Dopo aver sperimentato la formula (colonna sonora + narrazione, da gustare preferibilmente dal vivo) nel 2006 con la fortunata serie di concerti-spettacolo in omaggio a Dino Buzzati (“Chi sta scavando?”), momento che dava ufficialmente il via al nuovo corso de Il Babau e i maledetti cretini, il trio Damiano Casanova (chitarre), Franz Casanova (voce, tastiere) e Andrea Dicò (batteria, cori) mette definitivamente “nero su bianco” la rivoluzionaria idea nel 2013 e concentra tutte le proprie forze nell’operazione “Trilogia del Mistero e del Terrore” dedicata ad Edgar Allan Poe.

Primo capitolo del trittico sonoro è La maschera della Morte Rossa, magistrale racconto dell’autore statunitense, con quel felice e intrepido e sagace principe Prospero che, mentre la fatale “Morte Rossa” mieteva le sue vittime, raccoglieva intorno a sé, nella sua fortezza, un migliaio di amici sani e spensierati per celebrare il suo sfarzo. Ma la nera signora (in questo caso vestita di rosso) non si lascia certo ostacolare da solide mura edificate da mano umana…

E quel misto di finta gioia e inquietudine, falsa spensieratezza ed angoscia, che si tocca quasi con mano nelle parole di Poe, si respira anche lungo tutto il lavoro del Babau. I tre plasmano un percorso lineare e drammatico che trova sostanza in una musica “insalubre” che descrive sensazioni, che va oltre le etichette dei generi e che ha l’unico scopo di tratteggiare lo sfondo di una narrazione cupa e intensa, che non lascia, ovviamente, adito a colpi di scena positivi, e culmina nella teatralità vocale di Franz.

E la descrizione per immagini de La maschera della Morte Rossa è affidata ad un sorprendente artwork, un voluminoso lavoro di ben 48 pagine che contiene il testo integrale del racconto (ri-arrangiato in parte da Il Babau e i maledetti cretini) e le fantastiche illustrazioni di Siro Garrone.

Danza Macabra ci accoglie in un paesaggio bucolico tra animali al pascolo e una quiete irreale. Da lontano, intanto, l’arpeggio di Damiano Casanova inizia a farsi largo, poi raggiunto dalle pelli in marcia di Dicò e, infine, dal synth di Franz che, con l’aiuto della chitarra distorta, sembra quasi portarci tra le lande del Battiato sperimentale. L’episodio iniziale prosegue aggressivo senza concedere tregua, se non nelle battute finali, incarnando una forza inarrestabile che si fa strada senza conoscere ostacoli: la Morte Rossa.

La narrazione de La maschera della Morte Rossa prende il via con La pestilenza. La voce profonda e, a tratti inquietante, di Franz Casanova sembra provenire da una cavità oscura e procede col suo racconto attorniato da arpeggi non invadenti ma carichi di tensione ed ipnotici, un po’ Marlene Kuntz, sino all’arrivo della Morte Rossa. Da gran tempo la “Morte Rossa” devastava la regione. Mai pestilenza era stata tanto fatale, o tanto atroce […] Ma il Principe Prospero era felice e intrepido e sagace. Quando i suoi domini furono a metà spopolati, egli convocò alla sua presenza un migliaio di amici sani e spensierati scelti tra i cavalieri e le dame della sua corte, e con loro si ritrasse in una fiabesca fortezza […] Fu verso la fine del quinto o del sesto mese di tale isolamento, mentre fuori la pestilenza infuriava come non mai, che il Principe Prospero intrattenne i suoi amici con un ballo mascherato di inusitata magnificenza. Il mondo esterno se la cavasse come poteva […].

Con Il ballo mascherato torna, in apertura, l’elemento naturalistico del primo capitolo, avviluppato da una dolce melodia che si “gonfia” col trascorrere dei secondi tra sensazioni folkeggianti e un pizzico di PFM. Sembra davvero di partecipare alla festa prosperiana e di osservare tutti quei buffoni, improvvisatori, danzatori e musici che animano la principesca dimora.

E la festa seguitò a turbinare, sinché alla fine l’orologio prese a battere mezzanotte. E allora la musica cessò […]. Decisamente più tetra e inquieta Dodici i rintocchi, il secondo episodio narrato del fonodramma. Franz riporta in scena la sua vocalità tenebrosa avvolta da suoni centellinati e sinistri dal grande effetto scenico. E poi nella storia appare una figura mascherata che prima non aveva attratto l’attenzione di nessuno e, gradualmente, il terrore prende pieno possesso della festa.

La Morte Rossa prosegue la narrazione dell’episodio precedente giungendo al culmine del racconto. Franz va dritto per la sua strada con la storia mentre, intorno, i suoni crescono lentamente d’intensità assumendo colori via via più corvini ed alienanti. …e la Morte Rossa, dopo aver lasciato prostrato nella morte il Principe Prospero, riscuote il suo completo “tributo”: E ad uno ad uno caddero gli ospiti festosi nelle sale insanguinate della loro festa e ciascuno morì nella disperata positura della sua caduta […].

Dissoluzione finale. L’ultima “scatola sonora” de La maschera della Morte Rossa è piena sino all’orlo di dilatazioni cosmiche e suoni malsani che provocano una massiccia sensazione di estraniamento. Il degno finale di un album vissuto a nervi tesi.

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