Cocciante Riccardo – Mu

RICCARDO COCCIANTE

Mu (1972)

RCA

 

Riccardo Cocciante, si proprio lui, quello di Margherita e Cervo a primavera. Il suo esordio discografico, con l’album Mu (datato 1972), si può inserire nel filone progressivo italiano soprattutto per la tematica del concept-album e la copertina del disco, solo a tratti lo è invece l’elemento musicale, anche se alla realizzazione dell’opera hanno partecipato personaggi del calibro di Joel Vandroogenbroeck, tastierista, flautista e sitarista, nonché leader dei Brainticket, il tastierista Paolo Rustichelli (già Cammello Buck e poi nel duo Rustichelli e Bordini) e il jazzista Maurizio Giammarco.

L’album è ispirato a Mu, il mitico continente sommerso nell’Oceano Pacifico, la cui esistenza fu ipotizzata da James Churchward nel libro “Mu, the Lost Continent”, pubblicato nel 1920. Accanto al tema leggendario, nei testi (scritti da Marco Luberti e Amerigo Paolo Cassella), se ne intreccia un altro filosofico-religioso-salvifico, quasi biblico.

Musicalmente l’artista sembra diviso da una doppia volontà: una che cerca di avvicinarsi il più possibile al prog e un’altra che rappresenta ciò che sarà Cocciante negli anni a venire. Questo viene fuori da alcuni frammenti di ottima fattura (per esempio i primi due minuti di Ora che io sono luce) e brani che già richiamano i lavori che renderanno celebre l’artista (Uomo).

L’album è diviso in quattro parti, ognuna formata da due brani cantati, oltre ad un’introduzione strumentale che apre il disco. Nel complesso dell’opera alcuni passaggi possono avvicinarsi a From Genesis to revelation dei Genesis.

Come detto in apertura la copertina è tipicamente progressive. È formata da quattro pagine traforate con vari disegni (dalle rappresentazioni di numerosi oggetti e invenzioni dell’uomo moderno della facciata principale, alle piante, animali, montagne e cielo presenti in quelle interne) che, a copertina chiusa, formano il volto di Cocciante. L’opera grafica è stata realizzata dallo studio “Up & Down” il quale, nello stesso anno, ha realizzato le copertine dell’album omonimo dei Quella Vecchia Locanda e Atlantide dei The Trip.

Introduzione. Attesa. Mentre i secondi passano i primi suoni sintetici iniziano a comparire sulla scena, prima sporadici, poi sempre più decisi, quasi a creare un “vento spettrale”, ma che velocemente sopisce. La seconda parte del brano è aperta nuovamente dal synth, questa volta più regolare, coadiuvato da un sitar. Atmosfera orientalizzante (non a caso Mu è il continente scomparso dei racconti tradizionali del lontano oriente).

I parte. Un ottimo riff di chitarra dà il via a Ora che io sono luce (nella ristampa RCA del 1978 compare un errore nel titolo: vi è scritto “solo” e non “sono”). L’elemento rockeggiante resiste per circa due minuti lungo la quale Cocciante ci racconta la nascita del continente Mu e del suo primo abitante. Nel finale un coro femminile che stona un po’ con la parte precedente poiché sembra presa da un brano leggero anni ’80. Coltivò tutte le valli parte in modo simile al brano precedente, con un’ottima chitarra e l’organo. La voce molto intensa di Cocciante racconta la storia del primo uomo e della prima donna e la nascita del popolo. Anche il sottofondo musicale segue l’intensità sviluppata dal cantante. Il testo sembra raccontare alcuni passi della Bibbia: Coltivò tutte le valli / e il padrone diventò / le sue fertili radici / nella donna lui piantò / finché popolo divenne / ma nel sangue si bagnò / e fu allora che la legge / sulla pietra si posò / E una voce un giorno un uomo / sopra il monte richiamò /e in quaranta giorni e notti / la sua legge gli dettò / ma neanche il suo timore / a fermarsi gli bastò / e nel pianto chiese amore / che poi uomo diventò. Nel finale torna il coro che riprende quello presente in Ora che io sono luce.

II parte. Probabilmente Cocciante è affezionato a quel tipo di cori e gli affida anche l’intro di Uomo. Lo svolgimento è molto più delicato rispetto alla I parte, avvicinandosi, come detto sopra, ai brani (e alle urla) che saranno tipici dal secondo album in poi e che faranno la sua fortuna. L’elemento salvifico torna anche nell’ultima parte del testo di questo brano: Ritornava ancora – uomo / quella stella che apparve nel buio / quella stella che amore portò / uomo senza più paura / nuovi doni portasti alla riva / e la stella scendendo dal cielo / laggiù si posò. L’atmosfera “etnica” e il flauto iniziale, presenti in Festa, ricordano alcune soluzioni degli Aktuala. L’elemento etnico accompagna anche i segmenti cantati. Nel testo continua il messaggio di pace e salvezza: Tu popolo di Mu / con la tua civiltà / hai chiesto luce al sole / noi siamo la verità / veniamo dalla luce / portiamo noi la pace / il seme dell’eternità.

III parte. Una lunga esecuzione di archi/tastiera ci accoglie in Era mattino sul mondo (la troveremo anche nel finale). Ciò che segue è un Cocciante pop. Nel testo sorgono i primi problemi tra l’uomo e le divinità (Era mattino sul mondo / quando il primo di voi / di vergogna tremò / prese la strada più scura / dalla luce fuggì / perché aveva paura / uomo pieno di ambizioni / tu sei fermo qua / nel tuo mondo di illusioni / non c’è felicità) e c’è un rimando esplicito alla figura dell’Adamo biblico (Tu col tuo corpo di fango). Il primo minuto e mezzo di Vita è ancora da Cocciante “classico”, poi i cori, che richiamano quelli presenti nei primi brani, aprono un piccolissimo intermezzo prog, sottolineata dal flauto, dalla batteria e dal basso.

IV parteA Dio è una preghiera cantata dal coro, in primo piano, e da Cocciante quasi in sottofondo. L’atmosfera che si respira è molto orientalizzante, grazie al sapiente uso del sitar, e decisamente sacra. In crescendo l’avvio di Corpi di creta: in sequenza entrano sulla scena flauto, voce, piano e basso, batteria e chitarra. Suggestivo il botta e risposta tra coro e Cocciante che segue. Poi entriamo in un vortice creato dal synth, batteria ed organo. Il finale richiama il “vento spettrale” che troviamo in Introduzione e sembra sancire la fine vista come nuovo inizio, così come lascia intendere anche il testo del brano: Corpi di creta / vuoti lì sulla riva / abbandonati nell’acqua / che saliva / Sei giri del sole / poi di nuovo l’abisso / Sei soffi del vento / poi il mare soltanto / E mille volte l’ho visto / nel tempo morire / e mille volte lo vedo / nel tempo tornare.

Una curiosità: l’isola di Mu è spesso menzionata nel mondo immaginario del fumetto Martin Mystère, dove combatte una lunga e distruttiva guerra con l’altro continente scomparso, Atlantide.

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