Fantômas (1999)
Ipecac Recordings
Terminata l’avventura con i Faith No More nel 1998, Mike Patton (voce e “rumori”) decide di lanciarsi fin da subito in una nuova avventura. Arruola Buzz Osbourne dei The Melvins alla chitarra, Trevor Dunn dei Mr. Bungle al basso e Dave Lombardo degli Slayer alla batteria e così nascono i Fantômas (nome ispirato al famoso personaggio criminale nato agli inizi del ‘900 dalla penna di Marcel Allain e Pierre Souvestre e protagonista di racconti, fumetti e film).
La vena creativa e folle di Patton in questo progetto non ha limiti e il primo risultato discografico ne è la prova tangibile. L’album Fantômas (conosciuto anche come “Amenaza al mundo”, dal titolo del film “Fantômas colpisce ancora” in edizione messicana presente sulla cover) è un contenitore di energia e schizofrenia incredibile. Hardcore punk, grindcore, noise, avant-garde, trash, follie sonore alla Ruins, utilizzo estremo della voce, sperimentazione sonora ai limiti dell’eccesso, eclettismo selvaggio, situazioni surreali: queste le caratteristiche di un album che scaglia trenta schegge deliranti in poco più di quarantadue minuti. È come ascoltare la versione diabolica dell’album d’esordio dei The Residents.
Strutturalmente l’album è a tutti gli effetti la riproposizione sonora di un fumetto (non a caso ogni brano rappresenta una pagina) e anche Patton, nel suo farneticare, utilizza solo suoni onomatopeici da fumetto.
Ovviamente si parte dalla prima pagina: Book 1: Page 1. I “grugniti”, che sembrano imitare una sorta di battito cardiaco, fanno subito intendere che l’ascolto dell’album non sarà un viaggio di riposo ma, almeno per il primo brano, la band cerca di tenere a freno il proprio “istinto brutale”.
Con Book 1: Page 2 i Fantômas danno il via alla discesa negli inferi sonori. La prima parte è un continuo martellare, con inserti deliranti alla Berzerker. Poi un samba diabolico e, a seguire, il basso di Dunn portano un’effimera quiete.
Book 1: Page 3, come il brano precedente, parte picchiando forte (e picchierà sino alla fine). Sembra di vedere un incrocio tra i Napalm Death e la voce di Tatsuya Yoshida dei Ruins.
Book 1: Page 4 è uno dei due brani dell’album con una durata “normale” (poco più di quattro minuti). Suoni sinistri fanno da sottofondo alle urla allucinate del carnefice e a quelle femminili di una vittima sacrificale (atmosfera da film horror). L’atmosfera tetra permane anche quando Patton si lancia in vocalizzi che, estrapolati dal contesto, possono sembrare dolci. E, dopo un passaggio grindcore, troviamo degli spari e un clima da film western nero.
Book 1: Page 5 è un breve frammento tribale molto cupo che esplode fragorosamente nel finale.
La chitarra marziale di Osborne in Book 1: Page 6 è interrotta da sporadiche urla alla Yoshida, le quali diventano deliranti nel finale insieme alla batteria che, letteralmente, impazzisce. Le stesse urla le troviamo anche nell’episodio seguente, Book 1: Page 7, dove la chitarra si lancia in un accompagnamento quasi grunge degli albori.
Book 1: Page 8 ha momenti cattivi solo nei primi secondi, poi le percussioni in lontananza congelano l’ambiente.
Con Book 1: Page 9 i Fantômas riprendono a correre. I vocalizzi nonsense di Patton, sorretti dalla batteria “infoiata” di Lombardo, sono davvero inquietanti.
I primi secondi di Book 1: Page 10 sembrano presi dall’album Bleach dei Nirvana, ma ben presto ci accorgiamo di non essere di fronte a Cobain e soci. Dopo uno sfogo corale, è concesso largo spazio al noise.
Book 1: Page 11 riprende il discorso grindcore con massiccio uso di batteria e chitarra distorta.
Book 1: Page 12. Dopo un solito avvio duro, con grida sguaiate annesse, l’atmosfera si fa stranamente sognante, anche i vocalizzi di Patton sembrano celestiali.
Laddove ci si aspetta la traccia intitolata Book 1: Page 13 ci sono invece tre secondi di silenzio intitolati Untitled. A quanto pare è dovuto al numero tredici che è notoriamente considerato un numero sfortunato. Anche nell’album seguente, The Director’s Cut, la band applica la stessa scelta.
L’avvio pungente di Book 1: Page 14 è seguito da un silenzio irreale su cui si stagliano alcuni colpi lievi di batteria. E mentre tutto sembra condurre alla calma ecco che i Fantômas inseriscono lampi di follia alla Ruins che creano scompiglio in chi ascolta.
Book 1: Page 15 è forse il brano più sfaccettato dell’album. Si passa dall’incalzante e possente ritmica iniziale allo jodel delirante di Patton, dalle urla sguaiate alle “interferenze” chitarristiche, per tornare poi su percorsi hardcore punk/grindcore.
Anche Book 1: Page 16 è un collage di idee che ci porta prima verso orizzonti speed metal, poi nel delirio cacofonico e rumoristico, prima di riprendere il volo. Ancora una volta Patton si diverte a “schiamazzare” alla Yoshida.
Il breve episodio Book 1: Page 17 è un nuovo mix di inquietudine e vaneggiamento.
Book 1: Page 18 è il secondo e ultimo brano “lungo” (dura oltre cinque minuti). Suoni e voce molto dilatati creano un’atmosfera alla Sonic Youth dove Patton sembra quasi voler cantare “seriamente”. Ben presto però subentrano le farneticazioni sonore della band: gli strumenti vengono “sbranati” dai musicisti, frammenti fisici di chitarra, basso e batteria sibilano a pochi millimetri dalle nostre tempie e le urla di Patton non sono d’aiuto alla nostra vana ricerca di salvezza.
Book 1: Page 19. Per metà brano Patton si diverte ad emettere suoni fastidiosi e mefistofelici, poi Osborne, Dunn e Lombardo portano il brano su percorsi aggressivi. Il tutto sembra continuare nel brevissimo brano seguente Book 1: Page 20.
In Book 1: Page 21 il protagonista è ancora Patton con il suo vaniloquio supportato da batteria e chitarra schiacciasassi.
In Book 1: Page 22 Osborne si lancia nel noise più sfrenato prima di essere interrotto da urla femminili (o e Patton?). A seguire la vena rumoristica viene a galla, sembra di esser stati sorpresi da un temporale.
Book 1: Page 23 si rifà ai deliri sonori alla Berzerker, mentre Book 1: Page 24 vive d’impennate simbiotiche tra voce, chitarra e batteria.
Book 1: Page 25 mostra l’evoluzione storica avutasi tra punk e hardcore punk.
Atmosfera inquietante è quella creata da Book 1: Page 26: suoni tetri e vocalizzi spettrali convivono in questo breve brano.
Lachitarra ronzante di Osborne fa da legante tra le varie esplosioni vocali e sonore che si hanno durante Book 1: Page 27.
Book 1: Page 28 gioca su atmosfere tetre squarciate da un crescendo d’invettive sonore.
Book 1: Page 29. Nuovo episodio sviluppato su elementi noise, scudisciate grindcore e deliri vocali alla Ruins.
L’ultima pagina dell’album-fumetto, Book 1: Page 30, vede l’ultimo breve attacco frontale prima del riposo finale.
Disco non adatto ai deboli di cuore.
P.S.: C’è chi si è preso la briga di trascrivere i testi (?!) dell’album. Un lavoro faticoso e fantasioso. Un esempio su tutti, Book 1: Page 3: seekorchikkigadega / seekorsay digajega de / hallush ge boom hu hullash ga boom chikka / horwa a a chikka boom horwa jukkachikka boom / horwa horwa horwa / yayayayayayayayayayayayayayayayayayayayayayayaya. Libero spazio ai commenti…
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