Integrati… disintegrati (1977)
Eleven
Unico album pubblicato da Franco Leprino (nel 2009 è stato ripubblicato dalla Giallo Records con, in aggiunta, vari brani inediti registrati dall’artista nei dieci anni seguenti all’uscita del primo lavoro). Ci troviamo di fronte ad un mix di musica sperimentale ed elementi classici (chitarra e piano su tutti), una musica molto “a sensazione”, suggestiva. All’ascolto sono forti i richiami che ci portano al secondo Battiato, quello sperimentale (per primo Battiato intendo quello “canzonettistico” anni 60), non solo, vi troviamo anche attinenze a Roberto Cacciapaglia, Raul Lovisoni e Francesco Messina, Arturo Stalteri.
Franco Leprino, ottimo polistrumentista (nell’album suona chitarra classica, 12 corde ed elettrica, VCS 3 (il synth utilizzato magistralmente da Battiato nei suoi album sperimentali), Moog, vibrafono e percussioni) è stato coadiuvato da Franco Lazzaro (organi Hammond e Thomas, Moog ed Eminent), Arnaldo Ciato (piano), Alfio Squaiella (flauto) e Tosi (oboe).
L’album è composto di due soli brani mastodontici della durata di circa venti minuti ciascuno. Di certo non è una rarità realizzare album di due sole tracce (c’è chi, come i Pholas Dactylus, nel loro “Concerto delle menti”, si è spinto oltre realizzando un solo brano di circa un’ora) ma di certo non è neanche la normalità. Insolita inoltre la volontà di non scegliere dei titoli per i brani (sul disco compaiono semplicemente come Lato A e Lato B). Entrambi i brani hanno una struttura complessa, con cambi repentini, ritorni, suoni leggeri e non, con un sapiente uso della strumentazione “classica” che si fonde magnificamente con quella elettronica.
Avvio molto space per Lato A, con un uso moderato del synth. Dal secondo minuto s’inserisce il primo elemento non elettronico, la chitarra classica, supportata da un effetto “onda marina” (effetto abbandonato poco dopo, ma ripreso più avanti, con la chitarra che diventa più intensa e drammatica, accompagnata dal synth e da una sorta di canto di sirena). La seconda parte del brano cambia registro. Si parte con un piano, abbastanza vivace, e rumori di sottofondo. Poco dopo il piano diventa più malinconico, malinconia supportata dal simil-pianto di un bambino. Tristezza di breve durata. Si ritorna all’elettronica, molto viva e molto battiatiana. Ormai saltano all’occhio i vari cambi “d’umore” di Leprino e, infatti, poco avanti, si torna al piano, nuovamente emotivamente intenso, coadiuvato da fiati. Siamo molto vicini alle atmosfere di Cacciapaglia. Finale molto teatrale con i fiati e la chitarra in evidenza.
Lato B si apre in modo non dissimile da Lato A, con il synth in evidenza, ed anche qui, molto presto, e per un breve periodo, subentra la chitarra. Poi di nuovo synth, in questo caso più “fastidioso”, con una lunga sequenza di suoni a tratti dissonanti. Segue un’altra atmosfera space, molto rilassante, realizzata con un effetto eco sulla chitarra, seguita dall’ennesimo gioco sintetico, arricchito da rumori e dal pianto del bambino, presente nel brano precedente, moltiplicato. Ad un certo punto Leprino decide di smetterla con l’elettronica e ci proietta in un’atmosfera rilassante di chitarra e flauto. Dura poco, ovviamente. Il tira e molla classico/elettronico continua, con il primo che sembra aver la meglio per un po’. Nell’ultima parte c’è la ripresa dell’effetto “onda marina” presente in Lato A e un finale molto distensivo.
Per gli amanti del genere prog elettronico/sperimentale è un disco assolutamente da riscoprire.
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