Diamo il benvenuto a Claudio Fucci. Partiamo dal 2006. Gli amanti del prog ricevono in regalo dalla BTF il disco “Le Mani”, piccolo scrigno che contiene quattro brani (più uno) della band omonima registrati nel 1975. Chi è l’artefice materiale del ritrovamento di questi brani e com’è nata l’idea di pubblicarli? Com’è “tornare sulle scene” dopo tanti anni con del materiale creato trent’anni prima?
C.F.: Sistemando vecchie cose ritrovai un vinile “pronto ascolto” di un provino fatto da me assieme a Le Mani. Decisi di digitalizzarlo per evitarne la perdita. In studio mi resi conto della bellezza del lavoro e contattai Dario Piana che mi disse di avere un nastro di una suite che aveva composto al pianoforte ai tempi per Le Mani, assieme a una canzone che mancava di testo. D’accordo con Dario proposi alla BTF di pubblicare quel materiale e ci impegnammo io e Dario a registrare la canzone per la quale, nel frattempo, avevo scritto il testo.
Parliamo un po’ di quegli anni. La tua carriera sboccia nella seconda metà degli anni ’60. Come ricordi i primi approcci con la musica? Era più semplice, rispetto ad oggi, farsi spazio nel panorama musicale?
C.F.: Beh, io iniziai con riproposizioni di canzoni popolari e di lotta. Non avevo assolutamente l’idea di farne una carriera musicale. Mi bastava essere uno strumento di recupero di quella cultura e di lotta politica.
La prima metà degli anni ’70 è il periodo degli incontri importanti. Innanzitutto quello col gruppo Come le Foglie. In quale occasione avvenne? Come riuscisti a prendere il loro posto nel concerto con i Banco del 1972 a Milano e come ricordi quell’esperienza?
C.F.: Per il mio impegno musicale conobbi gli Yu Kung e Paolo Perazzini mi propose di fare una specie di tour tra le cooperative di Milano e provincia. Tutti i martedì sera quindi io, Yu Kung, Come le Foglie e Drogheria Solferino girammo le varie cooperative. Naturalmente si instaurò una vera amicizia tra tutti noi e soprattutto con Come le Foglie. Fu Attilio Zanchi, a cui feci ascoltare alcune mie prime composizioni autonome, che mi propose per sostituire Come le Foglie e lui mi accompagnò alla chitarre. Poi Attilio mi accompagnò in molti altri concerti e mi presentò a Maurizio Salvadori (Trident). Quella del concerto con il Banco fu un’esperienza incredibile per me e mi fece capire che potevo pensare di dire qualcosa di importante.
In quegli anni partecipi a un gran numero di Festival (Re Nudo e Parco Lambro su tutti) e prendi parte a un breve tour con Franco Battiato. Come erano viste e vissute queste manifestazioni, dall’interno e dall’esterno? E com’è stato condividere il palco col Battiato “sperimentale”? Che tipo era?
C.F.: Battiato è una grande persona e un grande artista. Ora un piccolo ricordo: Pierlombardo, concerto per Re Nudo, una domenica. Alla fine dello spettacolo pomeridiano, mentre il pubblico esce, sul palco per caso: io, Battiato, Camerini, Aktuala e tanti che non ricordo. Si parla, poi Alberto Camerini ed io iniziamo a giocare con le chitarre in eco… Battiato si unisce e nel giro di poco una jam solo per noi… Avevamo appena iniziato, ma Andrea Valcarenghi ci richiama all’ordine: “Ragazzi c’è la gente fuori che deve entrare”. Erano le nove e avevamo suonato insieme per più di due ore… senza rendercene conto. Eravamo musicisti diversi, tutti assolutamente diversi, ma eravamo tutti assolutamente “dentro” la musica.
Ho del periodo dei festival un meraviglioso ricordo che, intrapresa l’attività di editore, volli immortalare in “Re nudo pop e altri festival”.
Il 1974 è un anno fondamentale. Esce il tuo primo disco (omonimo). Come vivesti quei giorni passati in sala registrazione e quelli seguenti all’uscita dell’album?
C.F.: Ero molto nervoso, non ero mai stato in una vera sala di registrazione e per questo volli avere intorno solo musicisti “amici”. Poi, una volta finito di registrare il tutto… non mi piaceva nulla!! La mia voce poi non la sopportavo “registrata” (ah ah ah!!!). Solo con i concerti successivi e dopo le belle recensioni, mi riconciliai un po’ con il lavoro che, ascoltato adesso, mi pare veramente ancora… attuale.
Per la registrazione del disco ti sei avvalso della collaborazione di importanti musicisti, soprattutto Eugenio Finardi, il quale è stato anche il produttore dell’album. Com’è stato lavorare con Finardi?
C.F.: E’ stato molto bello e soprattutto creativo. Anche per lui era una esperienza nuova e ci trovammo subito bene.
Nello stesso periodo entri a far parte de Le Mani. Perché, dopo aver pubblicato il tuo primo disco solista, decidi di affrontare un progetto collettivo, tra l’altro già avviato?
C.F.: Durante un tour in cui facevo da “spalla” ai Pooh, decisi di portare con me un mio vecchio amico che aveva suonato anche nel disco: Dario Piana. Naturalmente durante il tour parlammo e suonammo. Nacque così l’idea di unire me e Le Mani per un progetto che avrebbe visto in un unico concerto le mie e le loro canzoni assieme, qualcosa di particolare che dava a entrambi qualcosa di nuovo da aggiungere al proprio sound.
Nei quattro brani integri di “Le Mani” stampati dalla BTF troviamo due anime musicali piuttosto diverse, una tipicamente prog e un’altra più marcatamente melodica. A cosa è dovuta questa differenza?
C.F.: Ah ah ah!!! A me! Io. Io ho nel mio DNA un gusto melodico che traspare da tutta la mia produzione. Poi anche Dario ha un particolare gusto melodico. Poi al tempo, poco ci interessava etichettare quello che suonavamo. Se ci piaceva lo facevamo.
Poi nel 2002 c’è la ristampa del tuo primo lavoro e, nel 2006, la pubblicazione di “Le Mani”. Questa riscoperta ti ha riportato al tuo primo amore ed è nato “Syncretiko”. Raccontaci questa “rinascita”.
C.F.: Dopo la ristampa, riascoltando il lavoro, ho deciso di ritrovare tutti i miei amici di un tempo e, naturalmente, gli ho fatto ascoltare il materiale che avevo scritto allora per un secondo LP. Il resto è venuto da solo.
Cosa prevede il prossimo futuro di Claudio Fucci? C’è qualcos’altro che “bolle in pentola”?
C.F.: Vololibero Edizioni è ora il progetto che seguo e che mi affascina. Non ho progetti particolari se non un album di musica strumentale… ma è un progetto particolare e ve ne parlerò quando sarà il tempo.
Grazie per l’estrema disponibilità e la piacevole chiacchierata!
C.F.: Grazie.
(Giugno 2013)
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