Klossa Knapitatet (1974)
Silence Records
I Samla Mammas Manna, una delle cinque band (con Henry Cow, Stormy Six, Univers Zero ed Etron Fou Leloublan) firmatarie del manifesto RIO (Rock In Opposition), movimento nato nel 1978 su iniziativa di Chris Cutler, leader degli Henry Cow, con l’obiettivo di opporsi alla logica delle case discografiche creando una musica indipendente, lontana quindi da obiettivi commerciali, nel 1974 danno alla luce il loro terzo album: Klossa Knapitatet.
Il quartetto svedese, formato da Coste Apetrea (chitarra classica e acustica, cori), Hasse Bruniusson (batteria e cori), Lasse Hollmer (piano, fisarmonica, voce) e Lasse Krants (basso e cori), con questo album riesce appieno a fare propria l’idea di base del pensiero RIO anticipandolo di quattro anni.
La complessità, la follia, un tocco d’ironia e l’incredibile tecnica messa a servizio di queste tre componenti, fanno di questo disco un lavoro tutt’altro che commerciale. Il risultato è un mix di progressive, jazz, improvvisazione, avant-prog e folk di una qualità eccelsa.
Ospite del disco è Brynn Settels. Al suo estro e alla sua fisarmonica è affidata la title track.
Il brano d’apertura Ingenting ha due facce. La prima si affida a del jazz molto brioso costruito soprattutto da piano e batteria. La seconda è una ballata gioiosa da locanda svizzera, sottolineata dai fischi e dagli applausi (nel finale anche voci) dei presenti che accompagnano la melodia.
Liten dialektik. Puro divertimento per dei musicisti che sanno il fatto loro. Solo nel primo minuto sono varie le divagazioni e i mutamenti, in una dimostrazione di vero e sano progressive made in Sweden. In una fase di temporanea calma del brano la chitarra di Apetrea ha due brevi sprazzi di follia. Questo è solo per citare uno dei continui e repentini cambi d’umore che si susseguono nei dieci minuti di questo brano. È impossibile stare dietro ai Samla Mammas Manna. Una prova di forza eccezionale.
Sucken. Brano molto breve (dura poco più di un minuto). Una sorta di meritato riposo dopo la fatica immane del brano precedente. Due sono i protagonisti: piano e chitarra. Dopo un breve avvio spensierato, il piano si getta in una breve ma intensa fuga, prima che venga messa la parola fine alla composizione.
Un piano sprintoso, sostenuto dalla batteria, da il via a Långt ner i ett kaninhål (liten tuva stjälper ofta stort lass). Anche in questo brano Hollmer e soci non si lasciano pregare e danno vita a una serie incredibile di evoluzioni. Su tutte la svolta jodel a metà brano. Follia pura. Verso la fine compare anche il campanello di una bici e dei vocalizzi che cercano, senza esito, di essere dolci.
Kom lite närmare. Altro intermezzo, ma molto più schizofrenico di Sucken. Una sorta di dialogo parlato, interrotto più volte da un urlo, occupa la prima parte. Nella seconda troviamo alcuni suoni (tra gli altri il campanello presente nel brano precedente e una trombetta) che gettano le basi per una melodia che sarà eseguita dal piano e dalle percussioni. Genialità simile a quella dei Picchio dal Pozzo.
Se fossimo a teatro e l’orchestra iniziasse a suonare Musmjölkningmaskinen non penseremmo mai di essere di fronte ad un brano dei Samla Mammas Manna, ma a un’opera classica. Solo dopo i cinquanta secondi la chitarra distorta di Apetrea ci porta fuori dal teatro e assistiamo ad un nuovo susseguirsi di variazioni cui siamo, per fortuna, già abituati. Dopo i quattro minuti la band ci invita addirittura a ballare. Gli ultimi secondi scoordinati sembrano dire “guardate, siamo geniali anche suonando note a caso”.
Influenser. Primo minuto passato ad “accordare” gli strumenti (e la voce). Suspense. La band sta decidendo come deliziarci con questo brano. Ecco che la batteria prende in mano la situazione, coadiuvata da un vocalizzo spettrale. Dura poco. Si ripiomba nel caos primordiale. La batteria ci riprova poco dopo, questa volta con l’aiuto della chitarra. Sembra funzionare. Si, il brano prende forma. A metà composizione tornano i vocalizzi estranianti realizzati dai quattro membri della band. Influenser ha tutte le caratteristiche per essere definito un brano improvvisato. Dopo tanta tecnica utilizzata con scopi ben precisi, i Samla Mammas Manna si prendono un’altra pausa molto free.
Klossa Knapitatet. L’ultimo intermezzo breve è affidato alla fisarmonica di Settels. Un’esecuzione da festa di paese.
Ramlösa kvällar è affidata ai virtuosismi di chitarra e piano, la prima piuttosto lineare, con un solo senza grandi pretese, il secondo con giochi molto complessi e molto vivaci. Solo molto dopo entra in scena la batteria a dettare i tempi. Brano meno estroso dei precedenti.
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