The Voices with Pierluigi “Aries” Ammirata – La tua mano dà, la tua mano prende

THE VOICES WITH PIERLUIGI “ARIES” AMMIRATA

La tua mano dà, la tua mano prende (2019)

Masked Dead Records

 

La Masked Dead Records ha ormai abituato il suo fedele ascoltatore ad uscite di un certo valore artistico, proposte non di certo “comuni”, produzioni che cromaticamente si muovono su tonalità scure, e La tua mano dà, la tua mano prende, lavoro che vede la collaborazione di The Voices e Pierluigi “Aries” Ammirata, entra a pieno diritto nel suo catalogo.

Sentimento e malinconia, solennità e dramma: La tua mano dà, la tua mano prende gioca sull’emotività attraverso vibrazioni cupe, tormentate ed ermetiche, affidandosi a Pierluigi “Aries” Ammirata, che mette le sue doti chitarristiche (con sprazzi di synth), a prima vista minimaliste ma di grande impatto, al servizio delle tante voci di Paolo Ferrante, l’artista che si cela dietro il marchio The Voices, e a quest’ultimo che fa un passo ulteriore nella sua ricerca/sperimentazione vocale fatta di singolari stratificazioni ed enigmatiche composizioni, mostrando tutte le sue abilità liriche e “rivelandosi”, per la prima volta, in italiano.

Il concept, ispirato al tragico episodio biblico di Sansone e Dalila, in cui l’eroe dalla forza sovrumana si ritrova tradito dalla donna amata e privato della sua potenza fisica, e con una forte componente autobiografica (è il senso di impotenza sommato alla malinconia di un “amore vero mai nato” a creare l’atmosfera dell’album), è accompagnato da un artwork teatrale, drammatico e ad alta caratura artistica, che vede la presenza, tra gli altri, del dipinto “Samson and Delilah” di Max Liebermann in copertina.

Creatura angelica. Canto gregoriano dalle tinte tenebrose e solenni, voci profonde e cariche di tensione che si fondono magneticamente avviluppate da una lunga scia elettrica, ipnotica e malinconica. The Voices seduce e si lascia sedurre da Pierluigi “Aries” Ammirata forgiando un percorso a due (in realtà un tragitto “multiplo”) che si fa ancora più denso quando lo stesso vocalist mette sul piatto un testo decisamente poetico: O creatura angelica, / tu che vivi nei miei ricordi, / ti nascondi di giorno / poi, la sera, tu ritorni / e io dormo […].

Tutto continua in Per queste strade, con la chitarra “infinita” di Ammirata che prosegue il suo cammino avvolgendo con le sue spire l’imponente canto arcano di Ferrante, in una sorta di visione personalizzata e scura del Franco Battiato operistico di “Genesi” o di quello intimo e spirituale di un brano quale “L’ombra della luce”. […] Adesso son stanco / e mi appoggio a te, / perché non c’è / niente di perfetto / a questo mondo tranne te, / che sei dentro di me, / ma questa volta / ti raggiungerò.

Nettamente più cupo e jaculiano l’avvio di Complice eterea, trascinato dal synth tetro ed enfatico di Ammirata e dal canto sacro alla Juri Camisasca (ma con timbro nitidamente più ombroso) di The Voices. È una solennità crescente quella offerta dal duo, quasi un mantra reso ancor più efficace dall’effetto ipnotico dei suoni che abbracciano stretto le voci pluristratificate.

Il lavoro è chiuso da Entrambe le mani. I suoni creati da Ammirata, in questa occasione, sembrano emanare uno spiraglio di luce che è assimilato dai cori di Ferrante, prima che, quest’ultimo, prenda la scena con un recitato profondo, molto forte ed efficace. E proprio là, dove ogni cosa ebbe inizio, / ogni cosa trovò la propria fine; / perché per ogni mano che dà / c’è una mano che prende […].

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