Trauma Forward – Scars

TRAUMA FORWARD

Scars (2016)

L.M. European Music

Trauma Forward è il progetto sperimentale-filosofico dietro cui si cela il duo toscano Davide Lucioli (tastiere, voce)/Jacopo Bucciantini (batteria, voce) e Scars ne è l’esordio discografico. Nati tra il 2012 e il 2013, i brani di Scars vivono varie “vite” prima di giungere alla loro forma definitiva nel 2016 grazie anche alla collaborazione di Francesco Zuppello (chitarre) e Michael De Palma (basso).

Dietro al concept album Scars c’è un percorso concettuale che prende il via dal Movimento Spazialista di Lucio Fontana e, attraverso i suoi “tagli”, esplora il dolore, la sofferenza. L’avvicinamento al suo ascolto deve obbligatoriamente essere anticipato e poi affiancato dalla parte visiva realizzata dagli stessi Lucioli e Bucciantini. Innanzitutto la copertina, una tela ricoperta da una vernice ad olio nera che la rende lucida e che permette venga riflesso in alto a destra il bagliore di una fonte di luce – rimando alla Caverna di Platone – e coperta di squarci che rivelano, dietro alla stoffa corvina, un prato ricolmo di fiori colorati ma che risultano essere, dopo analisi minuziosa, solo il motivo stampato di un rotolo di carta da imballaggio per regali, sicché posticci ed ingannevoli […]. In sostanza al di là delle aperture non c’è realmente un altro mondo ma solo l’illusione dello stesso […]. Utilizzando tale figurazione, Scars vuole comunicare, prima ancora di essere ascoltato, che è la cicatrice, ovvero l’eredità di un patimento vissuto, a predisporre terreno fertile per l’ispirazione e che tuttavia essa non sarà mai capace di risanare quello squarcio così profondo […]. Poi le particolari immagini interne del booklet in cui dei manichini “rivivono” sulla propria “pelle” i brani.

Scars contiene dodici “cicatrici”, dodici fotogrammi musicali che non concedono un punto di riferimento di genere vero e proprio. Anche se l’elettronica è sicuramente l’elemento dominante, lungo il percorso s’incrociano atmosfere dark, acustiche, hard, eteree e lampi di melodia. I testi sono centellinati ma rientrano appieno nell’idea di base del concept.

L’accoglienza di Scars non è delle più “affabili”, infatti, è l’organo bartoccettiano di Lucioli a suonare le prime note di Into the labyrinth. L’episodio assume poi maggior consistenza grazie alle ritmiche dure e alle sferzate distorte di Zuppello, sfociando in un’andatura alla Goblin. La voce eterea di Bucciantini fa poi svoltare il brano verso soluzioni più “impalpabili” (The only eredity I can leave / in this despicable world / is the joy of seeing me die) prima del rientro nella carreggiata gobliniana.

Molto evocativa e cinematografica la prima parte circolare di Red shadow: sembra di cavalcare in una sconfinata distesa. La chitarra di Zuppello, protagonista indiscussa del brano, dapprima funge da “narratore”, poi imprime una breve svolta più rapida (grazie anche alle pelli di Bucciantini), prima del rientro in scena della voce quasi incorporea di Lucioli avviluppata dal malinconico piano.

Sundown living puppet. Il triplo registro del piano di Lucioli crea la giusta tensione cui si accoda in seguito la batteria di Bucciantini. Gli inserti squillanti e i tappeti eterei aggiungono piccoli tasselli ad un quadro ben sorretto dagli iniziali protagonisti.

Cloud in a bottle è affidata quasi esclusivamente alle tastiere di Lucioli, abili nel creare un intreccio evocativo e convincente con suoni classici e “siderei” (in avvio sembra quasi di ascoltare il brano “L’ombrello e la macchina da cucire” di Franco Battiato). Ritmiche e chitarra offrono il loro contributo nella costruzione di un brano avvolgente.

Con Sometimes I feel i Trauma Forward fanno un salto nel mondo elettronico kraftwerkiano (e un po’ anche dei Bluvertigo) con le tastiere e la voce filtrata regine incontrastate dell’episodio.

Antitetica al brano precedente è la sognante Waiting’s four seasons. Sul blando ritmo imposto da Bucciantini, le fluttuanti tastiere e le chitarre si lasciano cullare (e cullano a loro volta l’ascoltatore). A metà percorso qualcosa sembra “incrinarsi”, ma è solo apparenza.

Proprio perché con i Trauma Forward non bisogna abituarsi, ecco giungere Scars. I primi secondi della title track sembrano quasi proseguire il brano precedente, poi un canto stralunato lancia un segnale e poco dopo si viene frustati rabbiosamente da un frammento schizoide. Si proseguirà con un’altalena chiaroscurale dove a lunghi frammenti violenti si alternano arpeggi o delicati tocchi di tastiera.

Sense of consciousness. Sound mediterraneo con la chitarra acustica di Zuppiello a far la voce grossa, ben sorretta dalle ritmiche e dalle tastiere avvolgenti.

Trauma Forward virano verso gli eighties con Foggy hills: tanta elettronica (ben strutturata da Lucioli), una linea di basso essenziale e ritmiche circolari rendono il quadro leggermente ipnotico, prima del risveglio causato dalla chitarra aggressiva di Zuppello.

Il rapido avvio di Behind the line, col piano ben in evidenza, introduce un elemento spiazzante: il canto luciferino e inquietante di Bucciantini, perfetto per un film horror. Il brano poi veleggia con ritmo deciso grazie al buon lavoro del duo ritmico e alle ripetute scudisciate hard di Zuppello, oltre al sempre presente Lucioli.

Molto particolare l’elettronica A rusty piece of mind, dove ci si ritrova catapultati a metà strada tra un brano dei Kraftwerk e un videogame anni ’80-90. A sprazzi, Zuppello cerca, con la sua chitarra, di inserire elementi più “terreni”.

Si chiude con Woman with parasol. C’è tensione nelle note di Lucioli ma anche tanto oriente, un mix ben amalgamato che scorre senza ostacoli. Agisce, invece, nelle retrovie, per poi prendersi il meritato spazio, il basso di De Palma.

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