Juri Camisasca è un musicista, interprete, autore di canzoni, amico e stretto collaboratore di Franco Battiato. Basterebbero le sue canzoni, animate da una profonda spinta metafisica, a renderlo personaggio meritevole di attenzione e ammirazione. Ma Camisasca è, anche e soprattutto, un ricercatore spirituale che utilizza la sua esistenza per celebrare il mistero e la gioia della vita. Per comunicare un bagaglio così ampio e significativo, abbiamo scelto la forma dell’intervista, affinché sia Camisasca stesso a rispondere alle domande del musicologo e saggista Antonello Cresti, nella forma a lui congeniale. Ne emerge un percorso di libertà, capace di ispirare, infondere serenità a chi vi si avvicinerà. Camisasca non offre dogmi, certezze: la sua è una Via. La storia di un percorso. In questa luminosa autenticità risiede il senso di una lettura capace di aprire orizzonti vasti in chiunque alberghi l’animo del ricercatore (comunicato stampa).
Ci sono due diversi modi di interpretare la solitudine: c’è una solitudine con la “s” minuscola, che significa sentirsi soli. Per come la vivo io, si tratta invece di assaporare la pienezza della vita, che è l’opposto, sentirsi nel pieno di una vitalità che trabocca nell’esistenza. La “mia” solitudine non rende dipendenti dalla presenza degli altri: al contrario, ci si può sentire in mezzo agli altri pur essendo soli. L’incapacità di stare con se stessi può gettare nella depressione, ma il percorso che stiamo facendo dovrebbe condurci a ritrovare la nostra vera natura. Sentirsi soli vuol dire, se ci pensiamo bene, avvertire il vuoto attorno. La Solitudine, come dice Plotino, è essere “solo col solo”, dunque rapportarsi con la pienezza di un valore. Se tu sei centrato in te stesso, questo tipo di Solitudine è un inno alla vita. Dunque, si tratta di una condizione psicologica che scopri meditando, facendo esperienza del silenzio interiore. Un silenzio che canta. La risposta è nel silenzio… (Juri Camisasca).
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