Overture – Overture

OVERTURE

Overture (2018)

Autoproduzione

 

È ancora la Sardegna ad offrire una succosa novità in territori progressivi: gli Overture. Nata nel 2010, e trovato negli anni seguenti l’assetto definitivo a sei elementi con Luigi Ventroni (voce), Fiorella Piras (flauto, voce), Samuele Desogus (chitarra elettrica, classica e acustica), Simone Meli (tastiere, cori), Stefano Sanna (basso elettrico, fretless, synth bass, contrabbasso) e Simone Desogus (batteria, percussioni, voce), nel 2018 la band è pronta per esordire discograficamente con Overture, album che vede anche la presenza dell’ospite Sara Cuzzupoli (violino in Il Mendicante e voce in Lux et Ombra).

Soprattutto eleganza ed energia trovano ampio spazio in Overture, un lavoro che affonda le radici nel prog settantiano ma che concede spazio anche a sonorità da terzo millennio, un’opera policroma che, allo stesso tempo, gioca molto sul chiaroscuro, con cinque lunghi brani (più una breve intro) che si dispiegano attraverso l’ottimo utilizzo dell’artiglieria a disposizione: se da una parte le ritmiche sono sempre “sul pezzo”, dall’altra le tastiere, le chitarre e il flauto agiscono quali sapienti e fantasiosi “edificatori di atmosfere”, tutto condito dal bel timbro vocale di Ventroni e da testi (di Mattia Serra, Andrea Poddighe e Salvatore Turtas) davvero interessanti che trattano temi quali il contrasto tra Bene e Male, l’emigrazione o il mistero dei cerchi nel grano attraverso un’essenza poetica palpabile.

Ma c’è anche un elemento enigmatico nel suono degli Overture che trovo il “socio perfetto” nell’artwork onirico ed ermetico di Mauro Mondiello, in quell’atmosfera, in quei colori e in quelle catene (visibili sul retro del libretto).

Intro. Una brevissima introduzione space, enigmatica, ci apre le porte di Overture. Ora l’album può iniziare.

Con Lux et Ombra i sei premono subito sull’acceleratore lanciandosi in corsa tra grovigli ritmici (encomiabile il lavoro del basso) e sfuriate di chitarra e tastiere. Poi tutto si placa (anche se, nelle retrovie, Sanna e Simone Desogus si fanno sentire) quando entra in scena la voce di Ventroni (Anima dannata in eterno / che brami e vivi nel male / brucia nel fuoco d’inferno / nel profondo della spirale […]). E quando anche il flauto di Fiorella Piras irrompe sul campo di gioco, con la voce che aggiunge rabbia al suo canto, ecco “apparire” Il Bacio della Medusa, una sensazione, quella alla Cecchini & Co., che prosegue anche nella “caduta” nostalgica e poetica successiva. E poi si riprende a macinare note e parole, con lo strumento a fiato di Fiorella che regala momenti d’alta classe, ben inserito in una struttura composita e priva di sbavature. E il finale è da applausi.

“Stelle d’alto cielo / che osservate il mio terrore / donatemi un velo / per soffocare il mio cuore” […]. Il “capriccio classico” di Meli al piano che apre Il Mendicante è grandioso. Lo stesso musicista, in seguito, chiama e sé Ventroni e, in coppia, avanzano delicatamente attraverso un percorso struggente (poi arricchito dalla chitarra e dal violino dell’ospite Sara Cuzzupoli). Soft è anche il soliloquio del flauto, prima che il piano si riprenda la scena magicamente. E, in seguito, si riparte con il morbido canto, e con un pizzico di essenza Sensitiva Immagine, prima che tutto scorra via senza mai forzare la mano, con il gran solo di Samuele Desogus ad ergersi sui compagni.

Vellutata e mediterranea prende corpo, tra le corde di Samuele, A Deer in the river. Dolcezza e tranquillità che vengono avviluppate dall’elettronica eterea di Meli. E sempre sullo stesso sentiero s’incammina il canto composto di Ventroni. Un breve guizzo di vitalità che non scalfisce affatto la sensazione di fondo della prima parte del brano, che si arricchisce del flauto di Fiorella Piras. Poi le ritmiche decidono di “scombinare” le carte e le distorsioni approvano, prendendosi la scena sino a lanciare il piano che bissa quanto proposto nel brano precedente. E poi si “saltella” allegramente, prima di chiudere alternando un po’ di cattiveria alla leggiadria guidata dal fiato di Fiorella.

La lunga Crop circles si apre con una notevole alternanza di soluzioni che avanzano tra la cinerea introduzione al ceffone rockeggiante offerto da distorsioni e ritmiche, passando per il bel segmento a “marchio prog” ottimamente ordito. Poi l’atmosfera muta (nuovamente) e l’acustica di Samuele e il canto di Ventroni ci portano in territori Malibran. La voce sarà protagonista a lungo, sino a cedere il passo al momento favolistico guidato dal flauto. E poi il brano s’impenna nuovamente, per “cadere” tra le delicate note del basso di Sanna. Ma il brano, come detto in apertura, ha una notevole durata e noi siamo solo a metà percorso… Ecco, dunque, tornare in scena le tenebre, con ritmiche e chitarra che imbastiscono trame che s’avvicinano a La Masera di Cera, e poi “tutto ritorna” (con un’affascinante “rinforzo” vocale di Fiorella sul canto di Luigi). Sino alla conclusione, gli Overture tengono sulle corde l’ascoltatore con nuovi continui cambi di rotta notevoli. Bravi.

This is the story, My story / a common child with a secret / an obsession that becomes insanity / a friendship never lived / chosen by the destiny in the gloomy house. […]. Malinconica e suggestiva si materializza Ephesia’s Chime, inizialmente con tenui giochi di corde, poi con lo struggente intreccio di piano e flauto (che ancora una volta portano alla mente le meravigliose soluzioni de Il Bacio della Medusa), infine aggiungendo anche un graffio distorto. E poi si continua assecondando il medesimo stato d’animo ma attuando soluzioni diverse, con anche l’aiuto della voce. Tanta poesia che, d’un tratto, si vivacizza sino a deflagrare tra i colpi di basso e batteria e l’assolo di Samuele Desogus. Quanto segue è decisamente diverso, più rabbioso, ma si “spegne” poco oltre nell’evanescente canto della Piras. E si riprende magneticamente, prima di essere avvolti da “fiamme” aggressive in cui il flauto lotta incredibilmente contro distorsioni granitiche e ritmiche possenti, verso un finale da “nanna”.

Un esordio di quelli che lasciano il segno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *