Cunico Beppe – Passion, Love, Heart & Soul

BEPPE CUNICO

Passion, Love, Heart & Soul (2020)

Autoproduzione

 

Storia particolare quella di Beppe Cunico, oltre vent’anni di esperienza da ingegnere del suono e produttore, “folgorato” ad un concerto di Steven Wilson (26 aprile 2016 a Trieste) e divenuto “cantautore prog” (oltre ad aver intrapreso lo studio di chitarra e canto). Ecco allora prendere forma, negli anni seguenti, i brani che andranno a formare Passion, Love, Heart & Soul.

E nei suoni e nei testi dell’album ci sono tutti gli elementi del titolo. Anzi, nelle parole c’è molto di più: dall’esperienze negative vissute in prima persona alle disuguaglianze, dall’anoressia alla menzogna. Le liriche sono una sorta di “libro aperto” sulla vita e i sentimenti dell’artista.

Musicalmente, come verrà ribadito più volte nell’analisi dei brani, l’elemento che spicca maggiormente è la passionalità di Cunico, un rock caldo, infuocato, rovente, impreziosito da elementi wilsoniani e floydiani centellinati qui e là e spruzzate neoprog. Un lavoro che vede, accanto allo stesso Beppe (voce, chitarra elettrica e acustica, tastiere, drum loops, basso), anche una lunga serie di ospiti: Alberto Milani, Massimo Varini, Nik Valente e Ivan Geronazzo alle chitarre; Fabio Trentini, Diego Segalla, Franco Testa e Jack Da Ross al basso; Michele Bon e Valerio Semplici alle tastiere; Andrea Fontana ed Elio Rivagli alla batteria; Laura Masotto (primo violino), Lorenzo Gugole (secondo violino), Lorenzo Boninsegna (viola) ed Eleuteria Arena (violoncello) agli archi; Elisabetta Sfriso e Silvia Balbo ai cori; Ashleigh Vilk voce solista in One Special Day; Domenico Fiumanò Violi voce narrante in The Beginning.

E la “confezione” che custodisce l’album è di tutto rispetto, con un libretto corposo il quale, come nelle opere dei Sintonia Distorta (ad esempio), presenta i testi (in questo caso in inglese, con tanto di traduzione) accompagnati da brevi introduzioni ai brani e immagini che li rappresentano, e un DVD che contiene, accanto all’audio del disco, anche interviste e video.

Da Phil Collins al Jazz Club di Puoi Avati, il Big Bang della mia storia d’amore con la musica.

The Beginning. Dopo un’accoglienza che si muove tra Pink Floyd e atmosfere teutoniche, con l’ospite Domenico Fiumanò Violi che getta i semi per una riflessione su ciò che è (o dovrebbe essere) la musica, Cunico mette sul piatto tanto calore, tanta passione che erompe nei suoni e nel canto. Un brano che non cala quasi mai di giri, tra distorsioni e tastiere sempre ben presenti, prive di sbavature o fronzoli eccessivi, con qualche lieve richiamo ai Blackfield.

La corruzione e le frodi bancarie e finanziarie hanno colpito duramente le nuove generazioni. Reinventarsi è l’unica soluzione per combattere questi mali ogni giorno.

Quasi proseguendo sulla stessa scia del brano d’apertura (con un pizzico di Depeche Mode “tra le righe” iniziali), ecco palesarsi Reinvent Yourself, altro buon esempio di rock “caldo”, che vive soprattutto del canto vivido di Cunico, collocato su un sostrato sonoro ben calibrato che muta volentieri lungo il tragitto, soprattutto grazie ai continui giochi di chitarre, senza snaturare la sua anima. […] Stay away from / killers of the arts / Engage those who want the revolution / Unleash all the energy you have / Capture it all in your imagination […].

Dedicate a mia moglie, la parte più essenziale della mia vita.

Tempo di ballad con My Life, inizialmente molto dolce, un pizzico wilsoniana, poi sempre carezzevole, nonostante l’ingresso in campo di tutti gli effettivi, con qualche sentore floydiano. Sensazione di “pace” che accompagna sino alla conclusione, anche attraverso un assolo a tema. E nel testo vive tutto l’amore di Beppe verso sua moglie, nonostante le difficoltà vissute nella vita.

Il concerto che mi ha cambiato la vita.

Steven with his friends / on April 26th / They made a show Crossing stages & borders known / And led me into a new world / a new dimension never travelled / There’s nothing on this land / so exciting […]. Un po’ di tensione nelle prime battute di An Evening with Steven Wilson, poi esplode la carica rock di Cunico e soci che abbiamo imparato a conoscere nei primi capitoli dell’album: ritmiche tese, chitarre vivaci e un’atmosfera rovente di passione. E prima di accomiatarsi, un lungo assolo struggente che si alterna ad un frammento di piano (arricchito dagli archi) che gioca sulle stesse corde emotive.

Dedicato ai quasi 700000 russi che con il loro sacrificio hanno salvato il mondo.

You think you live / a perfect life / Living In a place ruled by / good guys / Men and women work, / and fall / in love / Children play / and nothing seems off / But not all the truth comes out / only what they want / Like a puppet in the hands / of dirty bureaucrats / Every lie creates a debt to the truth / Sooner or later, it all comes down to you / And these debts will be paid / Feel, no shame, be brave / By ordinary people, / Honest, selfless, Silent Heroes […]. Altro buon esempio di rock viscerale è Silent Heroes, giocato tanto sulla voce, sulle chitarre e sul ritmo deciso (eccezion fatta per alcuni momenti di calma). Da evidenziare l’ottimo avvio con le tastiere seventies che “combattono” con l’animo “alterato” delle corde di Cunico.

Il potere dell’amore.

Above the Stars. Ancora un episodio a “marchio Cunico”: suoni caldi, tanto trasporto emotivo, buon passo, con un’interessante partenza e una notevole sfuriata in coda.

L’anoressia è il male dei giovani.

Più avvolgente Growing and Fighting, brano che cresce lentamente, dapprima con un sentore floydiano (ma anche primi Malibran) e poi prendendo sostanza intorno ai tappeti di archi, le ritmiche e le chitarre. E si avanza tenendo fermo, in più punti, l’elemento “Gilmour e soci”, con “cadute” tenere e riprese convinte.

La fortuna di poter contare su grandi amici musicisti.

Musicalmente fresca e con un buon piglio si presenta One Special Day, episodio in cui la parte del leone, oltre alla sempre ben inserita voce, la fanno le chitarre. E nella seconda parte le tastiere apportano un elemento sognante al quadro, colto al volo dall’angelico canto di Ashleigh Vilk.

Il declino delle case discografiche e del mercato musicale, impegnate a promuovere merda, buttando nel cesso i talenti veri.

Altro brano Cunico style è Unleash the Beauty. Vivace, rockeggiante, voce sempre sul pezzo, aperture ariose, assolo. Un nuovo capitolo che s’incastra bene nel quadro totale. Labels want music / that can use to entertain / Only last as long / a 15 second fame / They want to create / artists in a cage / But it’s only business / a heartless game / Some just create noise / made for taking pills / Just to make money / off your health / One of the wonders / of this world / It’s crashing down / it’s fading out / It’s a big mistake / no one cares enough / It’s a failure / that will cost too much / Fight to defend the beauty / To make a better world / And let the light shine again / For our children / A musical rebellion / is what we need / Played by dreamers that can believe / a musical rebellion / it’s what we seek […].

La libertà di raccontare la vita con una chitarra e onorare la bellezza della buona musica.

I Wanna Play è giocata molto sulle ritmiche, sempre presenti e “udibili”, con bei grovigli di chitarre e tastiere che le avvolgono. E prima di chiudere c’è spazio per un momento “nero” che cede campo, in seguito, ad un doppio assolo chitarra/tastiera.

La nostra splendida terra contro il male del modo digitale.

And Then Comes. E anche in coda Beppe Cunico “non cede un metro” e piazza l’ultimo tassello passionale di Passion, Love, Heart & Soul. Ancora sound ardente, carico, ben costruito, con un lungo assolo ispirato e ampio spazio alle tastiere settantiane. Si chiude così un’opera a cavallo tra rock e prog che, come detto in apertura, si “rivela” tutta nel suo titolo.

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