Horizontal Rain – Il nuovo album di Bernardo Lanzetti

“Mi ero preparato per affrontare tutto nella vita ma non ero pronto per la Pioggia Orizzontale”

Horizontal Rain è la pioggia che ci arriva addosso, in piena faccia, sorprendendoci e disorientandoci, stimolandoci a nuove strategie: un album di avventure musicali diverse e imprevedibili con cui Bernardo Lanzetti celebra, con 120 brani/composizioni all’attivo, una carriera pazzesca e numeri importanti:

Horizontal Rain è composto di 9 brani di cui 8 in inglese (2 testi scritti dall’amico Peter Jack Marmot, wordsmith e coach manager tra Londra e Marbella) 1 in italiano, Ero un num Ero (costruito su una elementare e casuale progressione numerica, come a dimostrare che la sbandierata, cosiddetta, “ispirazione”, a volte, può essere solo una favola per ingannare l’ascoltatore sprovveduto).

19 musicisti più 7 elementi di coro della Compagnia Teatrale O.L.B.C. di Foligno e tutta l’estensione vocale dell’artista che supera le 3 ottave.

8 tecnici del suono hanno registrato, mixato e masterizzato il tutto con l’accurato e paziente lavoro del produttore Dario Mazzoli a rendere il lavoro singolare e prezioso.

Numerosi i luoghi del mondo dove tutto ciò è avvenuto, in armonia e sereno sviluppo d’idee musicali originali e strategiche.

Pensato e realizzato nell’arco di alcuni anni con collaboratori e ospiti illustri, il lavoro si presenta come una collezione di episodi musicali che partono dal Prog e approdano all’Avanguardia, passando per la Modern Opera, lʼArt Rock, il Rock & Soul e il Classix 2B dove Bernardo, da vero vocalist, mette a disposizione “tutte le sue voci”.

Nell’album, passione, nostalgia distaccata, furia e ironia si snodano traccia dopo traccia con un mix di sonorità imprevedibili quanto efficaci: il sax baritono di David Jackson che sostituisce il contrabbasso in Lanzhaiku o lo stick inconfondibile di Tony Levin in Heck Jack. Le chitarre incalzanti di Marco Colombo in Genial! dove neppure l’Andalusia è trascurata o quelle di Andrea Cervetto, lancinanti nel disperato appello di Walk Away, che trova, da contraltare, il violino struggente di David Cross.

Bernardo Lanzetti, autore e compositore, uno dei pochi a scrivere testi sia in italiano sia in inglese, con Horizontal Rain ci regala “Schizzi e Affreschi” per il futuro, mettendosi alla prova ancora una volta in un album dove quasi tutto, art work compreso, è dovuto al suo estro e attitudine. “Non sono così colto come mi dipingono – dice Bernardo – solo che nei momenti e nei luoghi giusti, ho vissuto tante cose e le ho tutte addosso”.

Diversi sono i generi musicali e i messaggi artistici, poesia e arte grafica, che si possono mettere a fuoco nel suo nuovo lavoro, alcuni apertamente espressi, altri sottintesi, più o meno contaminati, altri ancora che portano a coniare nuove classificazioni.

Dichiara Bernardo: “Non bisogna temere di osare, non bisogna avere paura del giudizio. Non siamo davanti al maestro di armonia ma cerchiamo di fare la storia partendo dal quotidiano e dal rispetto per i grandi del passato. Abbiamo bisogno di una musica che descriva e qualifichi la nostra epoca, vorrei che il mio lavoro preparasse più di qualcuno a raccogliere la sfida per un nuovo impegno artistico. La Musica non può essere solo intrattenimento così come le Belle Arti non possono essere solo decorazione!”.

E aggiunge: “Penso che l’arte sia chiamata a un impegno superiore. Credo che abbia il compito e il dovere di fare delle cose per pungolare l’umanità, affinché cresca e si prepari per il futuro. L’artista prepara dei ponti, come l’architetto illuminato, progetta case, stazioni, aeroporti che possano affrontare il domani”.

“Ma a 72 anni tu e a 60 io abbiamo ancor voglia di pubblicare un disco?” Con questa domanda Dario Mazzoli sfidava Bernardo, conoscendo la risposta dell’amico.

“Potrebbero liquidarmi come cantautore ma per me scrivere una canzone è un esercizio elementare, come per un esperto di enigmistica fare le parole crociate facilitate. Un esercizio che è andato perduto, non c’è più poesia, solo elenchi di parole più o meno organizzate con il rimario. L’impegno nel suono e nel ritmo deve accompagnarsi a quello nella parola per una nuova e potente forma di comunicazione e di cultura”.

Dario Mazzoli racconta: “A 15 anni (sempre per dare ancora i numeri) vidi il mio primo concerto. Era la PFM con Bernardo cantante solista e un giovane Eugenio Finardi che apriva la serata, al Palalido di Milano nellʼ76. Sarà stato solo un caso?”.

Per la prima volta, nella sua nutrita e articolata discografia, Bernardo ha voluto caratterizzare direttamente copertina e libretto del CD con lavori pittorici o particolari di sue recenti opere originali.

Geometrie, colore e sensualità vengono organizzate da Gigi Cavalli Cocchi, già compagno di avventure dell’artista alla batteria, ma, in questa particolare occasione, sapiente e preciso grafico. Dichiara l’artista: “Per la prima volta ho sentito la necessità, non di spiegare, ma di aggiungere qualcosa ai brani con i miei disegni. Forse presento le linee dei miei fantasmi”.

A tirare le fila del tutto, la Produzione di Dario Mazzoli che, nell’occasione di un brano, è arrivato a togliere il basso dallo “Scaffale” per unirsi alla batteria di Jonathan Mover (comunicato stampa).

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