Un caro benvenuto a Pino Sinnone (P.S.), Tony Alemanno (T.A.), Carmine Capasso (C.C.), Beppe Sarno (B.S.) e Andrea Ranfa (A.R.): The Trip.
P.S.: Ciaoooo!
T.A.: Ciaoooo!
C.C.: Ciaoooo!
B.S.: Ciaoooo!
A.R.: Ciaoooo!
Partiamo da una data e un evento: 17 luglio 2021, presentazione ufficiale di “Caronte 50 Years Later” al Port Antico Prog Fest 2021. La prima domanda d’obbligo è per Pino: che emozioni si provano nel vedere il proprio lavoro, a 50 anni dalla sua uscita, ancora attuale?
P.S.: Cinque giorni prima che Joe Vescovi ci lasciasse, mi trovavo al suo capezzale ricordando i bellissimi giorni passati insieme nel gruppo e, ad un certo punto, Joe, con le lacrime agli occhi, mi disse che, essendo malato, non avrebbe più potuto portare avanti la nostra musica. Mi propose di formare un gruppo e portare avanti la musica dei Trip.
Dal 2015, oggi finalmente ho trovato dei validi compagni di viaggio e, durante il periodo del Covid, abbiamo registrato a distanza il nuovo album. È stato molto determinante Carmine Capasso e a lui va il mio personale riconoscimento per la realizzazione del nuovo “Caronte”.
Naturalmente l’emozione di poter ascoltare la nuova versione di “Caronte” in CD e in vinile è grandissima!!! L’emozione sarà ancora più grande quando presenteremo l’opera per la prima volta a Genova con i miei bravissimi compagni e che dedicheremo a Joe Vescovi, Wegg Andersen, Billy Gray.
“Caronte 50 Years Later” dicevamo. Quando nasce l’idea di un “Caronte 2.0”?
C.C.: L’idea è nata subito dopo il live di debutto della nuova formazione.
A.R.: Aggiungo che l’idea è quella di omaggiare e, nello stesso tempo, dare un piccolo restyling a questo bellissimo album.
Mi raccontate il processo di “attualizzazione” dell’album? Quanto è stato preservato dell’opera originaria e quanto c’è di nuovo?
T.A.: Di nuovo pochissimo… ovviamente sonorità più moderne con qualche piccolo spazio concesso all’improvvisazione.
C.C.: Il nuovo “Caronte” si differenzia dalla versione originale solo nell’approccio e nel sound più moderno. Nel 1970 aveva già un suono molto duro che lo differenziava da altri album dello stesso anno, relativamente al Progressive Italiano. Il Progressive Rock Italiano si differenza (secondo me) per la sua mediterraneità e nella melodia tutta italiana, ma nel caso di “Caronte” invece no, in quanto molto british! Poi c’è un inedito composto da me dal titolo “Acheronte” e due brani precedenti a “Caronte”.
A.R.: Visto il grandissimo lavoro della precedente edizione siamo stati “costretti” a stare più vicino possibile all’originale, sia per rispetto verso i precedenti artisti che per i fans.
Pino, con quale stato d’animo ti sei dunque approcciato alla “rilettura” di un album che è a tutti gli effetti una delle pietre miliari del Rock Progressivo Italiano? E com’è stato vederlo nuovamente germogliare senza la presenza di Arvid “Wegg” Andersen, Billy Gray e Joe Vescovi?
P.S.: Devo confessare che l’idea l’ha avuta Carmine, un’idea che, naturalmente, ho immediatamente condiviso. A distanza di 50 anni mi rendo conto soltanto adesso, quanto è divenuto importante questo album! I ragazzi sono stati fantastici, non mi hanno fatto mancare la presenza di Joe, Wegg e Billy anche se, ad ogni frase, li ricordavamo proprio verbalmente. Tony, con molta umiltà, diceva che era veramente un onore per lui eseguire ciò che aveva lasciato Wegg. A questo aggiungo una bellissima frase che Carmine, durante un concerto, disse rivolgendosi al pubblico: “Noi non ci vogliamo sostituire ai The Trip originali ma vogliamo semplicemente portare avanti con onore ciò che hanno lasciato”.
E per Tony, Carmine e Andrea, quali emozioni si provano nel dare il proprio “punto di vista” ad una gemma quale “Caronte” e a prendere il testimone da artisti del calibro di quelli appena menzionati?
T.A.: Emozione fortissima! Suonare le parti del grande Wegg un onore per me!
C.C.: Non ho avuto il piacere di conoscere personalmente Joe, Billy e Wegg, ma suonare la loro musica mi ha portato a conoscerli. Ho studiato il loro approccio alla musica e alla composizione e, infatti, il mio intento è quello di proseguire il loro discorso con determinazione e con tanta voglia di crescita. Sono anche convinto che le parti di chitarra (che in parte ho cambiato rispetto all’originale), il buon Billy le avrebbe apprezzate!
A.R.: Per me una grandissima emozione, la stessa che provo tutte le volte che ho la possibilità di esibirmi con questo repertorio! Fra l’altro, le parti vocali non sono per niente semplici!
Una domanda anche sull’artwork: com’è stato scelto il sostituto dell’opera di Gustave Doré?
P.S.: Sostituire l’opera di Gustave Dorè è stato deciso in comune accordo con Max Marchini; per quanto riguarda la copertina, invece, tutto è nato in collaborazione con la giovanissima grafica Lidia Grillo.
Vi va di raccontarmi qualche aneddoto su “Caronte 50 Years Later”? Vi racconto il mio su “Caronte”. Quando mi avvicinai per la prima volta al Progressive Rock, grazie a un amico delle scuole superiori (Luigi), Caronte fu il primo CD che comprai, quindi più di 20 anni fa. Ricordo ancora quel negozio di dischi (che chiuse poco tempo dopo) e l’album era tra i CD usati. Lo pagai 3000 lire…
P.S.: Io abito a Torino mentre i ragazzi sono di Firenze (Andrea) e Milano (Carmine e Tony). Una volta ci siamo incontrati coi ragazzi in pizzeria a Milano proprio per definire l’intenzione di riprodurre “Caronte”. Alla sera avrei dovuto fare ritorno a Torino insieme a Max, il compositore musicale dei brani del nuovo album che uscirà in primavera 2022 ma, per aver fatto troppo tardi perdemmo il treno… Fu un’avventura!
C.C.: Su “Caronte” posso dirti che ricordo ancora quando mio padre acquistò il CD e mi consigliò di ascoltarlo… ne rimasi folgorato! Mentre un aneddoto su “Caronte 50 Years Later” molto carino è, in realtà, tutta la realizzazione dell’album, completamente registrato a distanza.
A.R.: Sentito e risentito… non ci potevo credere quando Pino, nel 2015, mi chiese di provare con lui!
Pino, non posso non chiederti anche qualche altra “notizia curiosa” sul “Caronte” datato 1971 e su quel periodo!
P.S.: Era un periodo fantastico, l’assistente musicale per la registrazione di “Caronte” è stato un certo Robert Hill, il fonico fu il compianto Enzo Martella che in RCA era considerato il Re dei missaggi, molto bravo. Una volta, mentre registravamo, avevamo bisogno di un supporto ritmico di chitarra (che non è mai stato registrato su disco) e Caludio Baglioni si prestò.
Ricordo anche che il nostro quartier generale, dove vivevamo quando non si facevano concerti, era in una villa del nostro manager per la Liguria, Andrea Rosso. Tutti le notti, Joe rimaneva sveglio a comporre, in quanto adorava vivere la notte, e all’indomani ci faceva ascoltare le sue creazioni e, per tutto il giorno, provavamo ad inserire la batteria, il basso e la chitarra nelle nuove composizioni.
Carmine, come ti ci ritrovi ad essere anche produttore artistico dell’album?
C.C.: “Caronte” è la mia prima vera produzione “completa”. Di solito sono produttore dei miei album ma qui volevo “osare”. Proposi a Pino di farmi carico della produzione artistica del nuovo “Caronte” ma, in realtà, doveva essere un semplice prodotto “casalingo”, in quanto mi sarei dovuto occupare anche del mix e del mastering…Ma quando abbiamo riascoltato il tutto, abbiamo affidato l’intero lavoro, quasi completo, alla nostra etichetta. Durante la pandemia acquistai dei microfoni per batteria e con una semplice scheda audio e un computer portatile ci siamo rinchiusi in una sala prove a Milano dove Pino ha registrato le sue parti di batteria insieme a suo figlio Kri, presente in due brani, mentre ognuno di noi ha registrato dal proprio home studio. Questo modo di lavorare ci ha portati ad una sperimentazione diversa, infatti (nel mio caso), mi sono anche divertito ad inserire gli strumenti che di solito suono dal vivo come sitar e theremin ma anche strumenti che non sono i miei, come alcuni synth e percussioni. Ah… dimenticavo! Durante la prima apertura dal lockdown, andando in ferie nel mio paese natio, ho fatto registrare a mio padre il motore della sua Harley Davidson che abbiamo poi inserito in “Two brothers”.
Lo scopo reale di questo album è quello di apripista al nuovo album di inediti. Infatti, con questo voglio dire: “Pino vi ha lasciato con Caronte nel 1971, adesso si è rimesso in gioco con lo stesso album, con nuovi amici e con nuova linfa vitale… Vi portiamo nel viaggio dei nuovi The Trip!”.
Ma quando e come entrano nella famiglia The Trip Tony, Carmine e Andrea? E com’è far parte di un gruppo leggendario del Prog Italiano (e non solo)? E Pino come si trova circondato da questi “baldi giovani”?
T.A.: Io tramite Carmine. Pino ci definisce il suo “nettare”…
C.C.: Entro nella band nel 2019 in quanto Pino stava provinando dei musicisti. Seguivo Pino ma, avendo io la faccia tosta, mi proposi… Conoscevo già tutti i brani dei The Trip, ma non li avevo mai suonati. Quando Pino mi scelse, fu un grande onore!
A.R.: Pino mi ha contattato durante una mia esibizione al FIM di Genova mentre accompagnavo/duettavo con Joe Lynn Turner (ex Deep Purple, ex Rainbow). È stata una forte emozione poter provare insieme a Pino e stabilire quello che è tuttora un ottimo rapporto confidenziale e musicale.
P.S.: Sono proprio circondato da bravi e giovani ragazzi, mi trovo bene come spirito con loro. Sembriamo coetanei!
Nella seconda metà del 2021 la formazione vede l’avvicendamento tra Dave D’Avino e Beppe Sarno. Anche per te, Beppe, come entri “in orbita” The Trip e cosa si prova nel farne parte?
B.S.: The Trip sono una band “mitologica” del Prog Italiano. Anche io comprai il CD “Caronte” quando ero dodicenne e quindi, capirai, che ritrovarmici a suonare è di sicuro una cosa che non capita tutti i giorni. Di sicuro c’è la volontà di essere il più fedele possibile all’idea originaria del “grande Joe” senza perdere di vista, comunque, il lato creativo più personale.
L’incontro con The Trip, dal punto di vista della collaborazione musicale, nasce dall’amicizia che mi lega con Tony, con il quale suonavo nei 5 Friends, tributo italiano ai Gentle Giant. Del resto, non nego il mio amore per il Prog internazionale più “spinto” come proprio quello dei Gentle Giant, Emerson Lake and Palmer (di cui ho anche un tributo), ecc.
Ricollegandoci alla prima domanda, la scorsa estate, finalmente, si è tornato a parlare di concerti dopo un periodo nero. Come ci sono arrivati i The Trip? E com’è per Pino essere ancora sul palco con la sua band?
P.S.: Beh è naturale che provi una grandissima emozione ritrovarmi sul palco con giovanissimi musicisti.
C.C.: Ci siamo arrivati lavorando, appunto, su “Caronte 50 Years Later”, presentando il disco sia al Porto Antico Prog Fest di Genova, sia al celeberrimo 2Days Prog + 1 Festival di Veruno (quest’anno svoltosi nella vicina Revislate). Ovviamente i due live sono stati “quasi improvvisati”, in quanto era possibile provare veramente poco e, infatti, le nostre prove sono state veramente due! Tra l’altro è possibile vedere e ascoltare il nostro live di Veruno sul nostro canale YouTube; grazie allo staff del festival, abbiamo ricevuto (oltre al video) anche le registrazioni del live e così nel mio studio mi sono adoperato per un mix che potesse soddisfare gli audiofili e i nostri fan.
A.R.: I The Trip sono arrivati un po’ come tutti i gruppi rock, assetati di live e desiderosi di mettersi un po’ in gioco nuovamente. Sicuramente la preparazione e l’emozione ha giocato un po’ a nostro sfavore, ma era solo una preparazione di gruppo, ognuno di noi ha dato il massimo ed è arrivato al top della preparazione. Pino poi è sempre una garanzia, voglia di esplodere e forza di coinvolgimento al massimo!
E restando sull’attualità, personalmente e artisticamente, come avete affrontato e reagito al “periodo buio” della pandemia che abbiamo vissuto recentemente (e che, in parte, stiamo ancora vivendo)? Pensate che l’arte e la musica, in Italia e a livello globale, siano state solo “ferite di striscio” o abbiano subito un “colpo mortale”?
P.S.: Io credo che la musica in generale, con questo periodo buio, abbia subito un “colpo mortale”, però noi siamo in grado di non morire portando avanti la realizzazione di un nuovo album di inediti.
C.C.: La musica non è la mia attività lavorativa principale, quindi ho lavorato normalmente e trascorso, nei limiti del possibile, più tempo a casa. Mi son goduto la mia famiglia e di più non potevo volere. Ovviamente il tempo libero a disposizione era tanto e quindi ho realizzato una serie di cover registrate a distanza con tanti amici, ho completato il mio disco da solista che uscirà a breve e, come detto, ho prodotto e registrato “Caronte 50 Years Later”, approfittando dei pochi giorni di libertà per registrare le batterie di Pino in una sala prove, armato del mio computer e schede audio. Ovviamente la pandemia ha colpito mortalmente la musica, un settore già troppo sottovalutato e messo alle spalle… ma il vero musicista è forte e trova il modo di reagire.
A.R.: La ferita è stata profonda ma la forza d’animo è stata al pari. Ognuno si è preparato un po’ a modo suo, non c’è stata una formula… Io, per esempio, ho ripassato i miei repertori, ho registrato brani nuovi e ho fatto qualche cover in video con amici musicisti… Per ora il colpo mortale non c’è stato.
B.S.: Durante la pandemia, l’essere costretti a casa di sicuro mi ha permesso di dedicare ancora più tempo alla musica: con questo intendo dire ore dedicate allo studio tecnico dello strumento e anche a collaborazioni a distanza. Infatti, con i 5 Friends (tributo Gentle Giant) abbiamo registrato varie split cover di brani della band inglese e con Filippo Marcheggiani del Banco del Mutuo Soccorso ho realizzato split cover di alcuni brani dei Dream Theater.
La pandemia ha sicuramente inferto alla musica una ferita, secondo me, più per il lato concernente le attività concertistiche: molto artisti, infatti, in questo periodo “buio” hanno trovato nuovi stimoli in collaborazioni nate “a distanza” e “per caso”. Ovviamente, il grave colpo è stato inferto alle esibizioni live che comunque rappresentano un momento fondamentale della vita di un musicista (sia dal lato artistico che dal lato meramente economico).
Pino, dai concerti, le riviste musicali e il passaparola del passato, al mondo digitale dei social contemporaneo. Cosa pensi del modo in cui viene usufruita la musica al giorno d’oggi rispetto ai tuoi esordi?
P.S.: Chiunque si approcci al mondo musicale inevitabilmente deve fare riferimento alla musica del passato. Anche io, a mia volta, usufruivo della musica del passato. E coloro che si approcciano oggi, credo prendano anche loro riferimento dalla musica del passato.
È dunque certo che un album di inediti sia in arrivo. Cosa vi è possibile anticipare a tal proposito?
P.S.: Sì, ora è sicuro, il nuovo album uscirà nella primavera del 2022. Ci saranno otto brani inediti e posso anticipare che leggerete, all’interno del booklet, tutti i nomi che hanno collaborato alla realizzazione dell’intero album, dalla copertina a tutto il contenuto compositivo dei nuovi brani, e anche delle “special guests”! Il nuovo album si dovrebbe intitolare “Was the time”.
T.A.: Mmm…
C.C.: Un grande album con nuove sonorità, vogliamo dimostrare che i The Trip sanno stare passo con i tempi!
B.S.: Booooh! Sorpresa!
A.R.: Certo! La riedizione di “Caronte” è solo il primo step. Questo gruppo deve anche dimostrare la parte musicale inedita e non vediamo l’ora di farvela sentire!
Ci sono altre novità che riguardano i The Trip per il prossimo futuro che vi è possibile anticipare?
P.S.: Sì, ci saranno concerti e, come detto, il nuovo album per il 2022, per festeggiare il compimento del mio ottantesimo compleanno!
B.S.: Shhhhhhhh! Sorpresa! Ahahahh!
C.C.: Tanti live e nuovi album sicuramente!
A.R.: Speriamo tante serate!
Grazie infinite per questa straordinaria chiacchierata!
P.S.: Grazie a te Donato e a OrizzontiProg per il sostegno.
T.A.: Ciao, grazie!
C.C.: Grazie a te! ciao!
A.R.: Grazie a te!
(Gennaio, 2022)
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