Oh no, It’s Prog (2020)
Autoproduzione
“Oh no, It’s Prog”… fortunatamente sì!
Un titolo (e una dedica) un po’ ironico e un po’ provocatorio quello dell’esordio discografico di Gianni Nicola che, anche attraverso l’urlo munchiano della copertina, “mette alla berlina” la reazione tipica di chi, nelle feste scolastiche degli anni Ottanta, si opponeva quasi con disprezzo ad una proposta musicale che andasse oltre i Duran Duran e gli Spandau Ballet. E forse, in realtà, è la reazione che ancora oggi si ottiene in alcuni ambienti…
Poi, però, l’artista va ad argomentare con i fatti il perché “l’essere prevenuto” nei confronti di un genere quale il progressive rock è qualcosa che va “combattuto” giornalmente, e lo fa, grazie anche alla presenza di eccellenti collaboratori quali Emauele Bosco (batteria), Luca Pisu (basso), Paolo Gambino (tastiere), Alessandra Turri (voce) e Ariel Verosto (flauto in The Dream e Taking a stroll with Jethro), con quattro composizioni (e poco più) in cui troviamo una miscela personale fatta di neo-prog e Canterbury sound, arricchita da spruzzate pop-rock, jazz e da tanti altri piccoli dettagli che fanno di Oh no, It’s Prog un’opera notevole ed intelligente.
Happy song. Come titolo suggerisce, l’album si apre con un brano piuttosto spensierato e fresco. A detta dello stesso “padrone di casa”, con un inizio beatlesiano (alla Strawberry Fields) che sfocia in un brano pop molto lineare con un finale trionfale, con un pizzico di Kate Bush che non guasta. Grande protagonista la voce elegante e delicata di Alessandra Tuti che, solo sul finale, lascia ampio spazio al solo elettrizzante di Nicola e agli “svolazzi” sintetici di Gambino. E nelle parole del testo trova spazio la necessità di liberarsi di tutti gli impedimenti che bloccano la nostra felicità per poter al fine “spiccare il volo” e realizzarci in pieno.
Delicata, e con un velo di malinconia, prende forma l’autobiografica Early Morning Musings. Alessandra riesce nuovamente a reggere alla grande la scena, avviluppata stretta dalle corde di Gianni, in quello che sembra, in parte, un quadro alla Hautville. E poi, con l’esplosione delle ritmiche e delle tastiere, emerge tutto l’amore per il neo-prog, in quei rimandi, neanche troppo velati, a band quali Marillion e IQ. E, a seguire, anche in questo caso ampio spazio eighties alle evoluzioni personali di Nicola e Gambino. Come detto in apertura, il testo parla della “sveglia all’alba” (causa lavoro) che si ripete, due volte al mese, nella vita di Nicola, e ciò che ne consegue. Descrivo in breve i sogni notturni sempre un po’ confusi o agitati che nascono dalla paura di non sentire la sveglia, i rituali mattutini come il preparare il caffè e condividere un biscotto con la cagnolina di casa. Aggiungo anche le riflessioni che nascono sulla vita a quell’ora del mattino quando si vede che intorno a te ci sono molti altri che condividono il tuo “destino”.
È la volta poi della mastodontica suite The Dream, con i suoi oltre venti minuti di atmosfere cangianti spalmate su cinque movimenti: 1) Comfortably sitting on the toilet seat, 2) Through the corridor, 3) The Room, 4) The Fight, 5) See you next time. A tratti pomposa, a tratti canterburyana (grazie al fatato flauto di Verosto che sposta il tutto verso lande alla Camel), il brano vive di continui cambi camaleontici, con ampi momenti dedicati al magnetico canto della Turri e altri “donati” alle corde di Nicola. C’è spazio anche per il jazz, le sfuriate elettriche, i fotogrammi rockeggianti con la voce filtrata, le “cadute” drammatiche, i fugaci istanti alla PFM, le accelerate vorticose, gli assoli (tra cui quello interessante del basso di Pisu). Senza dubbio il punto più alto dell’album, la summa dell’idea prog di Gianni Nicola. E nelle parole rivive un sogno surreale fatto da Gianni più di venticinque anni fa e che lo ha segnato profondamente, il racconto dell’incontro/scontro con quella che Jung e Freud chiamano l’Ombra, la parte di noi più “oscura”.
Bucolica appare Taking a stroll with Jethro, con il suo arpeggio sognante. Grande protagonista dell’episodio è il flauto di Verosto, delicato nelle battute iniziali, alla Elio D’Anna poco oltre. Notevole l’intermezzo jazzato, ben sorretto dalle ritmiche di Bosco e Pisu e guidato egregiamente dai tasti di Gambino. E in questa “passeggiata con Jethro (Tull)” c’è (anche) la passione per la band di Ian Anderson, accanto a quella per Andrew Latimer e soci.
Through the corridor (alternative version) è una take alternativa della seconda sezione di The Dream, “spogliata sino all’osso” e cucita addosso all’arpeggio morbido di Nicola.
Per maggiori info e acquisto: Gianni Nicola
Lascia un commento