«H7-25 esponi pure il rapporto sul quarto viaggio di studio sul pianeta chiamato Terra».
H7-25 schiarì la propria voce con un colpetto di tosse e, dopo aver fornito alcuni dettagli tecnici, cominciò: «Il nostro viaggio, compiuto a distanza di tre mesi terrestri dal precedente, è coinciso con il periodo che gli abitanti del pianeta definiscono inverno, una delle quattro fasi astronomiche o meteorologiche in cui è suddiviso un anno terrestre e che, come ormai ben sapete, sono determinate dall’influenza della loro stella chiamata Sole. In particolare, quest’ultimo viaggio è coinciso con il periodo cosiddetto natalizio, termine che proviene da “Natale”, o “Natività”, una celebrazione religiosa dedicata alla nascita di un certo Gesù Cristo, che non è rispettata, però, in tutte le aree del pianeta».
H7-25 fece una pausa per azionare il proiettore. Sullo schermo comparve una prima immagine che ritraeva una teoria di piccole figure umane e animali in terracotta che occupava un paesaggio rurale miniaturizzato.
«Questo è uno dei simboli più diffusi tra i seguaci di Gesù, detti cristiani, insieme ad un altro che vi mostrerò oltre. Lo chiamano “presepe” e rappresenta il momento della sua nascita avvenuta oltre duemila anni terrestri or sono in un luogo chiamato Betlemme».
Un leggero mormorio, intanto, si fece spazio tra gli spettatori attenti, scienziati e funzionari dell’esopianeta Alba Ignis, che osservavano incuriositi quella strana visione.
«Il fulcro di tutto è questa capanna, in altri casi una grotta, con alcuni personaggi al suo interno» riprese H7-25 indicando il particolare sullo schermo. «In questa piccola cassa di legno rivestita di paglia, detta mangiatoia, c’è quel Gesù Cristo appena nato. Accanto i due genitori e dietro due animali chiamati bue e asino. Tutto intorno scene di vita quotidiana che ritraggono quell’epoca remota e, in lontananza, tre figure riccamente abbigliate, chiamate Re Magi, che nella tradizione cristiana giungeranno solo diversi giorni dopo la nascita seguendo una stella che li indirizzerà direttamente verso il nascituro. Si narra, infine, che il primo presepe fu creato da uno dei santi, personaggi fondamentali nello sviluppo e difesa della fede e degni di devozione e rispetto, più venerati dai cristiani, un tale Francesco».
E mentre gli astanti commentavano a bassa voce, H2-31, il capo missione, scrutava interessato quell’immagine cercando di comprenderne il messaggio.
«E poi c’è questo, definito “albero di Natale”», proseguì H7-25. Alle sue spalle, intanto, apparve un albero riccamente addobbato, con numerose palle colorate dalle diverse fogge e colori e brillanti ghirlande, luci scintillanti che avviluppavano i rami rigogliosi di un verde intenso e un puntale che risplendeva fiero dalla sua posizione di “comando”. Al di sotto trovava posto una serie di regali dagli involucri rilucenti.
«Un’usanza, quella dell’albero, che affonda le proprie radici tra i costumi religiosi degli antichi popoli terrestri, dove era di solito connessa ai riti di nascita e rinascita, e che trova nell’uso fatto dai seguaci di Gesù Cristo una nuova luce circa cinque-sei cento anni terrestri fa» continuò.
«Come ben vedete, ai piedi dell’albero ci sono dei contenitori colorati che sono definiti “regali” e che contengono gli oggetti più disparati» disse indicandoli. «La tradizione vuole che il giorno di Natale ci si scambi questi doni in famiglia, ma la cosa buffa è che a portare e collocare quei regali sotto l’albero sia una figura direi anomala, un uomo corpulento, vestito di rosso e con una lunga barba bianca, chiamato Babbo Natale. In pratica, questo benefattore visiterebbe tutte le abitazioni della Terra, almeno quelle in cui si festeggia il Natale, nello stesso momento, o giù di lì. Una cosa impensabile anche con la nostra tecnologia» dichiarò H7-25 mostrando una sua foto.
«Sì, direi totalmente inverosimile» confermò il capo missione.
«Al momento, comunque, il nesso tra questa stramba figura barbuta e il mondo religioso cristiano ci sfugge ma approfondiremo quanto prima l’argomento. O meglio, H7-41 dovrebbe aver già avviato le prime ricerche a riguardo».
«H7-41 hai già qualche dato da aggiungere?» chiese allora il capo missione.
Nessuna risposta.
«H7-41? Dov’è H7-41?» domandò nuovamente passando in rassegna con lo sguardo tutti i presenti.
Nessuno seppe rispondere al quesito.
«H6-31 azionami tutte le videocamere interne sul monitor centrale» ordinò alla figura seduta presso il quadro comandi.
Pochi attimi e un mosaico di piccoli quadrati luminosi comparve sul grande schermo proiettando in diretta quanto stava accadendo in ogni ambiente della nave spaziale. In molti, allora, diedero il via alla caccia all’uomo.
«Eccolo!» esclamò d’un tratto H6-31 indicando il terzo riquadro della quarta fila.
«Ingrandisci e attiva l’audio» replicò H2-31.
L’immagine allargata restituì un H7-41 che si mostrava spalle alla videocamera mentre trafficava con piccoli oggetti insoliti.
«H7-41!» tuonò il capo missione.
«C-chi è che mi c-chiama?».
Colto all’improvviso, H7-41 si voltò di scattò verso la porta dell’ambiente non incrociando, però, il proprietario della voce. Solo pochi istanti dopo comprese che la voce poteva arrivare esclusivamente dagli speakers collegati al sistema video interno.
«H7-41 perché non sei qui a relazionare sulla missione? E, soprattutto, cosa stai facendo?».
«I-io? N-niente, niente» rispose nascondendo di scatto le mani dietro la schiena e tentando invano di occultare quanto presente dietro di lui.
Tutti gli spettatori della grande sala non poterono non notare, alle spalle di H7-41, un piccolo presepe, ancora in fase di completamento, e, poco più in là, un albero di Natale con tanto di regali ai suoi piedi.
(pubblicato nell’antologia “Parole sotto l’albero 2019” – Eterna, 2019)
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