Aktuala (1973)
Bla Bla
Progetto nato nel 1972 intorno alla figura di Walter Maioli, all’epoca poco più che ventenne, ma già grande musicista e ricercatore (tutt’oggi “archeologo del suono”, suo, per esempio, il progetto Synaulia sui suoni dell’antica Roma).
L’idea alla base degli Aktuala è lo studio e la riproposizione delle sonorità della musica orientale e africana, in pratica il primo esempio di world music italiano, seguendo la strada esplorata alcuni anni prima dalla Third Ear Band e a tratti anche dai Popol Vuh. Per riuscire nell’intento sono stati utilizzati un numero incredibile di strumenti: dall’oboe arabico alla marimba, dal sax alla balalaika, passando per il sitar, il koboro e lo xilofono (solo per citarne alcuni).
Compagni di viaggio di Maioli (oboe arabo, flauto di bamboo, flauto basso, ottavino, flauto in metallo in Do, armonica, percussioni e vari altri strumenti a fiato), in quest’avventura a dir poco complessa, sono Daniele Cavallanti (sax soprano, sax tenore, clarinetto), Antonio Cerantola (chitarra acustica, balalaika), Lino “Capra” Vaccina (bongos marocchini, koborò, tamburi africani, tabla, gong, xilofono, flauti, piatti, musical bow, percussioni – strumentazione che riproporrà in parte nel progetto seguente dei Telaio Magnetico) e Laura Maioli, moglie di Walter (tambura, percussioni, flauti). Inoltre, troviamo anche lo zampino degli ospiti Nello Granato (clarinetto basso, flauto dolce nei brani Mammoth R.C. e Alef’s Dance) e Maurizio Dones (viola in When the light began e Alef’s Dance).
Quanto emerge dall’ascolto è sicuramente qualcosa di diverso dal prog tout court, ma un “angolino” nel genere glielo si può (si deve) ritagliare soprattutto per l’idea nuova per l’epoca (in Italia), la capacità di sperimentazione musicale e l’abilità dei musicisti nel suonare in modo impeccabile un gran numero di strumenti di certo non usuali.
L’indole musicale “controcorrente” del gruppo li portò a non prendere mai parte ai vari Festival Pop, preferendo le esibizioni in strada, a diretto contatto col pubblico. Forse questo portò la band a non avere molti estimatori, tutt’altro. Molto pesante il commento presente nel “Libro bianco sul Pop in Italia”: mondezza rivestita di misticume di infima categoria. […] Un qualsiasi gruppo orchestrale marocchino fa di Aktuala un nucleo di imitatori per diletto. Anche Demetrio Stratos non fu molto morbido: un pastone timbrico […] arreca offesa al proletariato Indiano.
L’album si apre con When the light began. Atmosfera etnica, quasi sognante per questo lungo brano di oltre undici minuti. È vastissima la gamma di strumenti utilizzati per rendere tale il clima che ci avviluppa al suo ascolto: chitarra, violino, viola, fiati, sitar, una gran varietà di percussioni, oltre a versi di animali presenti nei primi minuti del brano. Solo intorno al decimo minuto ci risvegliano dal sogno delle percussioni indemoniate: un vero e proprio ritmo tribale.
Mammoth R. C. parte con oltre due minuti di attesa prima che la situazione precipiti. Ma andiamo con ordine. Il flauto che apre il brano dà un senso di calma apparente. Poco dopo ecco che il grande mammifero inizia ad avvicinarsi con i suoi lenti passi mentre gli uomini primitivi si organizzano per afferrare la preda. Minuto due e venticinque secondi: l’attacco. Percussioni impazzite danno il senso dei colpi inferti alla bestia, i fiati “violentati” le grida degli uomini e dell’animale che soccombe. Secondi finali: un altro mammut si avvicina…
Altamira ha un impianto molto più sperimentale rispetto ai brani precedenti. Dei suoni quasi sinistri realizzati dai fiati e un coro “d’oltretomba”, accompagnati dalle solite percussioni “non canoniche”, coprono i poco più di due minuti di questo brano.
L’atmosfera di Sarah’ Ngweha ci porta nel magico Oriente delle mille e una notte. Gong e flauto ci introducono progressivamente nel palazzo del sultano dove un incantatore di serpenti ci ipnotizza col suono del suo tipico strumento. A seguire entrano in scena danzatrici del ventre che si muovono su un sensuale gioco di percussioni, sitar e flauto.
Alef’s Dance sembra continuare il brano precedente, con le danzatrici che aumentano l’intensità delle proprie movenze fino a far sentire il suono dei sonagli dei propri abiti, sostenuti da un intreccio di fiati. Cambio di passo a metà brano con l’ingresso degli archi, coadiuvati da fiati e percussioni. A tratti sembra di sentire un brano folk mediterraneo.
L’avvio di Dejanira è affidato ad uno degli strumenti più “normali” presenti nell’arsenale degli Aktuala: la chitarra. Poi sarà il sax a prendere il sopravvento. Rispetto agli altri brani, questo è il brano più regolare e meno “etnico” dell’album. Da segnalare la presenza, tra gli altri, anche di un’armonica.
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