Giuntoli Massimo e Meroni Roberto – Diabolik e i sette nani

MASSIMO GIUNTOLI E ROBERTO MERONI

Diabolik e i sette nani (1980)

Rombo

 

Prima ed unica fatica realizzata in coppia per Massimo Giuntoli, compositore, performer, designer urbano e artista multimediale (nel disco in veste di pianista, suo primo amore), e Roberto Meroni, affermato jazzista (nel disco suona clarinetto e sax).

Realizzato nel 1980, Diabolik e i sette nani, è un album piuttosto raro in quanto l’etichetta Rombo lo pubblicò con una tiratura molto limitata.

Disco strumentale basato sulle evoluzioni dei due musicisti tra elementi jazz, classici e improvvisati (Giuntoli è “artisticamente debitore”, tra gli altri, di Frank Zappa), momenti vivaci e intensi, con intrecci sonori di piano e fiati, suggestive e solitarie divagazioni, atmosfere cinematografiche e tiepidi rimandi al Keith Tippett Group. Di progressivo, in realtà, c’è poco, ma va apprezzata la volontà dei musicisti di andare controcorrente in anni in cui la musica aveva preso tutt’altra piega.

Così descriveva l’album Al Aprile: “…Disco lucido, costruito con buona tecnica e ottima conoscenza della storia musicale nei suoi più vari e solo apparentemente contrastabili aspetti, l’album gioca tra reminiscenze di tocco colto buona destrezza improvvisativa (dimostrata poi anche dal solo Giùntoli in successivi concerti) e spiccate simpatie per certe accattivanti alchimie del rock-jazz canterburyano…”.  

Decisamente un brano adatto per una colonna sonora di un film è I racconti di Canterbury. Nel primo minuto è soprattutto il clarinetto a tenere le redini della scena, col piano in sottofondo. Non molto dopo il piano diventa più intenso e ossessivo, un po’ gobliniano. Passata la “sfuriata”, il brano diventa più allegro, a tratti è quasi musica da saloon.

Mastro Antonio. Dopo un breve avvio che richiama in parte la spensieratezza della seconda parte del brano precedente, Giuntoli inizia una serie di evoluzioni al piano (che sanno di improvvisato), con il clarinetto che fa da contorno apparendo e scomparendo.

Tre movimenti per pianoforte. Clarinetto e piano danno da subito via ad una composizione jazz molto leggera, creando poi anche atmosfere sognanti. Più avanti il brano restituisce frammenti più vivaci e molto liberi. L’amalgama tra i due strumenti a tratti è molto suggestiva. Intorno ai nove minuti il piano diventa, per poco tempo, più malinconico. In esso si intravedono un po’ di Banco. Torna molto presto vivo con uno sprazzo che ricorda alla lontana, in un tratto, “Il volo del calabrone” di Rimskij-Korsakov. Anche questo brano si potrebbe utilizzare in un film.

Una pioggia di note in scala eseguite dal piano ci accoglie in Diabolik e i sette nani, prima che lo stesso ceda il posto ai virtuosismi improvvisati del sax di Meroni, protagonista solitario per quasi tutta la durata del brano. Nel finale botta e risposta vivace tra i due interpreti.

Lothrorien è una lunga suite di circa venti minuti, registrata dal vivo, che presenta alcune variazioni lungo il suo cammino. Si comincia con un brioso gioco a due tra piano e clarinetto. Dai due minuti il posto di quest’ultimo è preso dal sax ma l’atmosfera non cambia di molto grazie al piano che continua imperterrito il suo pregevole lavoro. Poco avanti i due strumenti iniziano a “litigare”, con il sax che sembra imitare i lamenti di uno dei due contendenti. A litigata finita l’ambiente diventa più calmo, ma solo per poco, prima di un nuovo intreccio sonoro. Dopo i sette minuti il sax prende in mano la scena, in solitaria, in quella che sembra un’improvvisazione dai toni jazz. Dopo, in un nuovo segmento del brano, ritorna il solo piano, con due anime: una dolce e una invasata. La seconda avrà il sopravvento. Solo nei minuti finali torna il sax.

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