History of the visitation (2013)
Cuneiform Records
Dopo tre grandi album (Five Suns, Black Oni ed Elixirs), il polistrumentista Daniel O’Sullivan lascia i Guapo per dedicarsi a numerosi altri progetti. David J. Smith (batteria, percussioni, santoor, tastiere), storico fondatore della band, decide così di ripartire con Emmet Elvin (Fender rhodes, organo, synth, harmonium & “chitarra stridula” in “Visitation”), James Sedwards (basso) e Kavus Torabi (chitarra, santoor).
Etichettati come RIO/Avant-Prog (hanno dalla loro la capacità di saper spaziare su molteplici livelli creativi e virare verso vari “orizzonti”), i Guapo, il 29 gennaio 2013, hanno pubblicato History of the visitation, album strumentale caratterizzato da un impatto sonoro molto energico e vibrante, spesso e volentieri oscuro e visionario, ricco di atmosfere che ci portano nei territori zeuhl e krautrock, con suoni che richiamano Magma e Univers Zero, tonalità scure alla Godspeed You! Black Emperor e mitragliate alla Mars Volta.
Per la registrazione dell’album la band si è avvalsa della collaborazione di numerosi ospiti: Thomas Fraiser Scott (sax soprano, sax alto, flauto, clarinetto, oboe, fagotto), Dave Newhouse (sax baritono, sax tenore, clarinetto basso, flauto alto), Chloe Herington (fagotto), Sarah Anderson (violino, viola), Geri McEwan (violino), Sam Morris (corno francese), Emma Sullivan (tromba), Antti Uusimaki (tastiere, effetti).
I Guapo partono col botto: il disco si apre con la lunghissima suite (dura oltre ventisei minuti) The Pillman Radiant e i suoi cinque movimenti. Il primo di essi è Visitation e i suoi minuti mettono ansia. Suoni e rumori creano un tensione che aumenta col passare dei secondi sino all’arrivo di uno “stormo di pipistrelli elettronici” che frastorna l’ascoltatore. Arriva la calma (e la musica normalmente intesa) con il secondo movimento, The divine vessel. È il piano rilassante di Elvin a quietare l’atmosfera. Con l’ingresso della batteria di Smith e, a seguire, del basso di Sedwards, il brano si dilata e diventa ipnotico (ricorda un po’ i brani dei Pineda). Più avanti si accoda anche Torabi con la sua chitarra. Quasi ai dieci minuti l’atmosfera si incattivisce e si apre il nuovo movimento (Wriggling magnet) in cui il brano prende il volo grazie alla ritmica secca e rapida e alla chitarra nervosa (nella mente appaiono momenti di “De futura” dei Magma). Dopo una breve fase di semi-rilassamento torna la tensione precedente con l’organo pulsante e i volteggi di chitarra e batteria. Successivamente, intorno ai diciannove minuti si smarrisce nuovamente la via (Mosquito mange), i suoni si fanno più eterei e inquieti. Ci pensa la batteria più avanti a ricompattare il tutto (Divine vessel’s reprise) ed offrirci un nuovo segmento “musicale” dove troviamo soprattutto un’altra buona prova di Torabi.
Nettamente diverso dal brano d’apertura è Complex #7. È un brano dalle tinte scure e noise che mixa suoni incorporei ed elettronici alla Tangerine Dream con atmosfere (e “rumori”) più irrequiete e fosche alla Godspeed You! Black Emperor e Magma.
Tremors from the Future. Un motivo vivace e “spensierato”, realizzato dalla tastiera di Elvin (richiama un pò Persian Surgery Dervishes di Terry Riley), è l’elemento che chiama in scena, gradualmente, gli altri strumenti e, mentre lo stesso Elvin sembra andare in loop, batteria e chitarra cercano di scuotere l’ambiente. Sarà così per circa quattro minuti, poi il brano diventa più scuro e interessante, con cambi di ritmo e lampi di chitarra e tastiere. Negli ultimi minuti i Guapo diventano più possenti, con dinamiche taglienti alla Mars Volta, mettendo in campo le ultime energie, prima del “rilassamento” finale (batteria esclusa).
L’album “fisico” contiene anche un DVD con le riprese effettuate durante i concerti americani ed europei della band negli anni 2006/07 (nella versione scaricabile sono presenti solo i file audio di questi concerti e una versione “radio edit” di The Pillman Radiant).
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