EP 2014 (2014)
Autoproduzione
EP 2014 è il secondo lavoro della band ferrarese dei Liquid Shades, il primo realizzato con la formazione rinnovata, un ensemble ad otto elementi (si, proprio otto) che grazie alla sua “abbondanza” riesce a costruire brani sfaccettati e coinvolgenti. Matteo Tosi (voce, chitarra acustica), Marco Gemmetto (chitarra elettrica, voce), Diego Insalaco (chitarra elettrica, lap steel, tromba), Donato Di Lucchio (flauto traverso), Lorenzo Checchinato (sax alto, sax baritono, corno francese), Emanuele Vassalli (pianoforte, sintetizzatori), Guglielmo Campi (batteria) e Enrico Taddia (basso elettrico) “snocciolano” e personalizzano, lungo i venti minuti dell’album, le proprie influenze progressive, sia british sia italiche.
Ad emergere in modo davvero interessante nel sound dei Liquid Shades sono spesso i fiati, così come degne di nota sono le ritmiche mutevoli e gli inserti sempre precisi di chitarre e tastiere. E quel pizzico di malinconia che si scorge in alcuni frangenti rende ancor più intrigante l’opera.
Per la copertina la band si “affida” ad una suggestiva opera pittorica di Mariano Guazzaloca intitolata “Il y a toujours quelqu’un au milieu des balles”.
L’EP si apre con Wandering in the unconscious (part 1), brano nato dalla penna della precedente formazione e rimodellato dall’attuale. Dopo un avvio multicolore, dove si passa con disinvoltura da momenti alla Bluvertigo ed attimi cantautorali sino a frangenti rockeggianti, si giunge al brano “vero e proprio”. L’interessante binomio batteria/flauto e l’atmosfera che ne scaturisce, grazie anche agli interventi di chitarra e alla voce corposa di Tosi, ricordano molto le ambientazioni di “The Wood of Tales” dei Malibran, ma non è tutto: il brano continua ad essere mutevole lungo tutta la sua durata tenendo sempre vivo l’interesse di chi ascolta. Da segnalare la svolta quasi orientalizzante dopo i tre minuti e lo stacco al piano di Vassalli un po’ alla Boccuzzi in “La corte di Hon” dei Festa Mobile (meno “tarantolato”). E ancora, cambi di ritmo e giochi flautistici fanno di Wandering in the unconscious (part 1) un ottimo biglietto da visita.
E con To glimpse the oneiric shades facciamo un salto in Inghilterra, tra le note di King Crimson, Van Der Graaf Generator e Soft Machine. Molto spinta la prima parte, impreziosita da “cascate sonore”. A seguire grande inserto tulliano con flauto e chitarra sugli scudi, i quali lasciano poi spazio al sax jacksoniano di Checchinato e al bel finale corale. Altra prova importante per i Liquid Shades.
Episodio a tratti più intimo è Fade to horizon. È soprattutto la parte iniziale, basata principalmente sulla voce calda di Tosi, il dolce flauto di Di Lucchio e i lievi intrecci di chitarre e tastiera a far percepire quest’indole “introspettiva”. Ci pensano poi sax e batteria a dare una breve svolta repentina al brano. La sezione centrale è ancora affidata a Tosi e ad un clima sempre intenso che cresce nella parte finale grazie al gran lavoro collettivo.
Wandering in the unconscious (part 2). Una natura antitetica contraddistingue il brano che “circolarmente” chiude l’EP. L’avvio è morbido, sulla falsariga del brano precedente. In seguito, un intervento quasi alla The Mars Volta, con suoni rapidi e ruvidi e la voce di Tosi che cerca di ricalcare le orme di Cedric Bixler Zavala, dà una forte scossa all’ambiente. L’ultima parte riprende il tracciato iniziale concedendo ampio spazio ai fiati e alla voce.
Buone idee su cui poter sviluppare sempre più il proprio percorso creativo.
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