Diamo il benvenuto a Dario Federici, Simone Sgarzi, Davide Mosca, Marco Braschi, Lorenzo Guardigli: Aldi dallo Spazio.
ALDO: Un saluto a tutto lo staff e ai lettori.
Awesome Lysergic Dream Innovation dallo Spazio. La prima domanda è d’obbligo: ci spiegate il vostro nome altisonante e decisamente progressivo?
ALDO: Abbiamo optato per qualcosa che legasse tutti i membri del gruppo e che potesse rimandare al tipo di musica che proponiamo, quella dallo Spazio. ALDO è un epiteto che è diventato un archetipo: è ALDO chi si sa emozionare, chi ancora sente stringersi le budella davanti a qualcosa di straordinario. Ah, Aldi è anche l’acronimo di Awesome Lysergic Dream Innovation!
HP: Siete una band piuttosto giovane. Qual è il bagaglio culturale/musicale in fatto di ascolti e studi di ognuno di voi e come sono stati i vostri primi passi nell’ostico mondo del progressive rock?
ALDO: La lista sarebbe molto lunga: Genesis, Led Zeppelin, Pink Floyd, PFM, Battisti per dirne alcuni. Poi ci sono le influenze inconsce, di tutto quello che abbiamo ascoltato nella vita che inevitabilmente si riversa in quello che scriviamo. Ci piace ascoltare tanta musica diversa, purché sia in grado di darci qualcosa. È utile per reinventarsi e per non stagnare nel proprio ambiente nativo.
Dalla nascita degli Aldi dallo Spazio all’esordio discografico non trascorre tanto tempo. Qual è stata la genesi di QuasAr?
ALDO: Gli Aldi dallo Spazio sono nati da una spinta che ci accomunava tutti. Abbiamo sentito il bisogno di dare un senso alle jam fuori da scuola, e ci siamo buttati a capofitto in una pazzia come un concept album. La gestazione di QuasAr è stata lunga e frutto di diversi fattori: da una parte la visione di un concept, di una storia dipinta per paesaggi sonori slegata dalla classica struttura canzone. Dall’altra una certa ingenuità nella produzione in senso generale, dal songwriting alla registrazione, dovuta sia alla totale indipendenza del progetto, e quindi intrinseca nell’autoproduzione, che alla voglia di sperimentare con il poco materiale a disposizione.
Progressive rock, space rock, ambient, hard rock, jazz rock e tanto altro ancora: qual è, dunque, il peso delle “influenze” e come hanno agito nella stesura dei brani?
ALDO: Volevamo unire due anime differenti in questo progetto: da una parte la passione per le jam band come Cream, Grateful Dead o Phish, dall’altra per il progressive dei Genesis, Yes e PFM. Volevamo quindi dei pezzi che raccontassero una storia che necessariamente necessita una pianificazione, ma anche concederci lo spazio per lasciarci andare e cercare le melodie che sono nell’aria nel momento.
C’è qualche aneddoto che volete condividere su QuasAr? Vi va di spendere anche due parole sul particolare artwork che accompagna il disco?
ALDO: L’artwork è un’idea di Federico “Espo” Espositi. È un nostro amico molto estroso che veniva a scuola con noi, con cui siamo rimasti in contatto. Era un mostro già allora e i suoi concept ci piacevano da morire, così quando gli abbiamo parlato del disco e del fatto che ci sarebbe piaciuto collaborare, ha tirato fuori quello che è diventato l’artwork di QuasAr. Non ci abbiamo pensato due volte.
Focalizzando, invece, l’attenzione sul “mondo esterno”, com’è stato accolto l’album? C’è spazio per una giovane band come la vostra per promuovere la propria musica?
ALDO: Dal duemila ad oggi sono cambiate un mucchio di cose, e un sacco ne cambieranno. La fruizione della musica e il suo spazio nella vita della persona si sono adattati ai tempi che corrono: è tutto velocissimo, con una quantità enorme di materiale sparato a mille chilometri orari. Nel pazzo mondo della musica online lo spazio è limitato alle possibilità economiche della band, inutile girarci attorno. La parte visiva è diventata importantissima, a volte a scapito persino della musica anche se è di quella che si parla. Personalmente, lo spazio per le giovani band è quello nel vero circuito underground, fatto di persone che vanno agli eventi e si scambiano musica nuova di artisti nuovi, anche scaricata da internet illegalmente. Per me lo spazio per le giovani band è nella faccia delle persone quando suoniamo l’ultima nota del set, gli occhi accesi per aver scoperto qualcosa di entusiasmante, che li faccia sognare ancora un po’.
Di recente ha preso il via la collaborazione con Jolly Roger Records (che ha portato alla ristampa del vostro album). Come nasce questa sinergia?
ALDO: Quando JRR ci ha contattato abbiamo capito che poteva essere l’occasione per dare al disco quei ritocchi di fino che possono farlo rendere al meglio, ma che al tempo della prima uscita non avevamo avuto le risorse per fare. In particolare, un mastering che potesse renderlo competitivo, e alcune modifiche perchè si sa, i dettagli sono tutto.
Cosa c’è nel prossimo futuro degli Aldi dallo Spazio? Ci sono altre novità che potete anticiparci?
ALDO: Sicuramente proporre QuasAr e la nostra musica dove possa essere apprezzata, ci sono tanti palchi che ci piacerebbe calcare. È anche in cantiere nuovo materiale… saremo affaccendati.
Grazie infinite per la splendida chiacchierata. E in bocca al lupo per la vostra avventura!
ALDO: Viva i lupi e le avventure!
(Giugno 2019)
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